Chiesa di Santa Maria del Giglio o Santa Maria Zobenigo
La facciata, opera di Giuseppe Sardi su lascito testamentario di Antonio Barbaro è una delle più originali e fastose opere barocche veneziane ed è forse la più particolare tra le facciate celebrative delle chiese veneziane.
Nel suo complesso non sono presenti santi o personaggi biblici ma, risulta un grandioso monumento celebrante la famiglia Barbaro, rappresentata dalle effigi dei quattro fratelli di Antonio e dalla raffigurazione dei luoghi delle sue vittoriose battaglie in nome della Repubblica della Serenissim e delle città in cui ha operato.
La denominazione di Chiesa di Santa Maria "Zobenigo" deriva dal nome della famiglia Lubanico (o Jubanico) che insieme ad altre, nell'anno 900, finanziò e costruì la Chiesa.
La corretta denominazione di Santa Maria del Giglio ci dice che la Chiesa è dedicata al mistero dell'Annunciazione (spesso l'angelo annunciante è raffigurato con un giglio in mano). E come sa chi conosce la storia di Venezia il giorno dell'annunciazione è molto importante per i veneziani perché corrisponde alla leggendaria nascita della città lagunare.
La Chiesa bruciò nel 966 e ancora nel 1105. Restaurata parecchie volte e nel 1660 dal Contarini. Come detto l'attuale facciata è stata progettata dal Sardi nel 1680 e pagata interamente dai Barbaro, che la finanziarono per 30.000 ducati.
Nella mappa del De Barbari l'orientamento è uguale a quello attuale, con asse longitudinale perpendicolare il retrostante rio omonimo, ma la facciata è disegnata completamente priva di decorazioni.
Chi frequenta Venezia sa che Santa Maria del Giglio si trova nell'asse viario che collega Campo San Stefano con Piazza San Marco e passandoci a fianco avrà notato una strana casupola in mattoni che sorge isolata nel campo.
Quella casetta è ciò che resta del campanile che è raffigurato anche nella mappa del De Barbari.
Il campanile risulta incompleto già nella mappa del De Barbari. Nel XVI secolo fu portata a termine la canna e venne costruita la cella e la cuspide ma la struttura si stava pericolosamente inclinando. Nel 1775 il campanile venne demolito perché considerato pericoloso per le case adiacenti. Il successivo tentativo di ricostruzione si arrestò alla sola base che tutt'ora è presente seppure trasformata in una "strana" casa al centro del campo.
La ristrutturazione della Chiesa e la nuova facciata
Come abbiamo detto nella seconda metà del XVII secolo la chiesa di Santa Maria del Giglio che fino ad allora aveva mantenuto, nonostante le numerose ristrutturazioni, l'antico impianto basilicale, fu completamente ricostruita.
L'interno, simile a quello di San Moisè, è oggi ad un'unica navata con cappelle laterali poco profonde e cappella centrale. Le murature di fondo sono a filo canale. I lavori dell'interno, alla direzione dei quali sembra sia intervenuto Giuseppe Benoni, terminarono intorno al 1680.
Questo fu possibile grazie ad Antonio Barbaro, provveditore generale in Dalmazia, che aveva lasciato per legato testamentario la somma di 30.000 ducati da destinarsi alla ristrutturazione della chiesa di Santa Maria del Giglio. A tale fine, un anno prima della sua morte, avvenuta nel 1679, egli aveva incaricato l'architetto Giuseppe Sardi di progettare la nuova facciata e gli altari laterali i cui disegni vennero allegati al testamento assieme ad una lettera dell'artista che illustrava il progetto della facciata e descriveva gli altari.
Ma ciò che soprattutto interessava al Barbaro, e che condizionava la realizzazione stessa dell'opera, era che questa dovesse celebrare le glorie della famiglia. E in questo senso egli si era premunito, ottenendo dal Senato della Repubblica parere favorevole all'edificazione della facciata nei termini da lui voluti.
Questa fu eretta tra il 1680 e il 1683 ed è esempio tipico del gusto veneziano del tempo, esteriorizzante e ormai lontano dall'antica religiosità. Essa presenta anche al pari di quanto vediamo nella facciata della chiesa di San Moisé o della chiesa di San Zulian ma anche in quella dell'Ospedaletto o nella Chiesa degli Scalzi, un esempio di facciate celebrative (o autocelebrative) di personaggi che ambivano a tramandare ai posteri la propria fama.
Per chi volesse approfondire ho dedicato a questo un articolo: le facciate "sponsorizzate" delle Chiese Veneziane.
Descrizione architettonica della Chiesa di Santa Maria del Giglio
Caratteristiche comuni degli edifici costruiti o ricostruiti in questa epoca storica sono la suddivisione in due ordini del fronte e la sovrabbondanza della ornamentazione scultorea che spesso acquista valore preminente sullo stesso disegno strutturale. Nel caso di Santa Maria del Giglio il Sardi seppe però mantenere un buon equilibrio tra impianto architettonico e la sfarzosa decorazione scultorea.
La facciata è a due ordini, con timpano di coronamento curvilineo; caratteristico è il rilievo dato alle robuste colonne binate poste su alti basamenti che scandiscono fortemente la fronte accentuandone il gioco dei chiaroscuri. Negli interspazi del primo ordine, profonde nicchie accolgono le statue dei quattro fratelli di Antonio Barbaro la cui immagine è posta nel comparto centrale del secondo ordine, in linea con il grande portale d'ingresso, inquadrata al centro di un ricco drappo marmoreo.
Più in alto il grande stemma di famiglia e le statue di coronamento, a concludere le movimentate linee di contorno.
Gli specchi dei basamenti delle colonne vennero impiegati dal Sardi per inserirvi numerosi bassorilievi che, come abbiamo già detto, rappresentano battaglie a cui il Barbaro ha partecipato ed i luoghi in cui, delegato della Serenissima, aveva svolto incarichi politici: Zara, Candia, Padova, Roma, Corfù e Spalato.