La Chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari, oggi Basilica dei Frari, è una delle Chiese più grandi di Venezia, è stata costruita nel 1300 ed è ricchissima di capolavori al suo interno. Scopriamola assieme!
La Chiesa dei Frari a Venezia
La Chiesa dei Frari, Venezia
La Chiesa dei Frari la dobbiamo alla presenza di questo ordine mendicante la cui presenza, a Venezia, è stata assai precoce.
La presenza dei Frati Francescani Minori (facendo seguito alla - ipotetica - visita di San Francesco a Venezia intorno al 1220)trova riscontro documentale negli anni immediatamente successivi, sia nel 1227 che nel 1228.
Nel 1233 i Frati ricevono in dono da Giacomo Michiel l'isola che diventerà San Francesco del Deserto.
L'anno successivo Giovanni Badoer donò ai frati francescani un terreno ed una casa in contrada San Tomà a cui si aggiunse un altra proprietà nel 1236. In questi luoghi si sarebbe innalzata la Chiesa dedicata a Santa Maria Gloriosa che tutti oggi conosciamo con il nome di Frari (i veneziani davano soprannomi anche alle Chiese: "frati francescani minori" è diventato "frari").
Alla costruzione contribuirono numerosissimi fedeli con importanti lasciti, tra questi si distinsero la famiglia del Doge Gradenigo e quella del Doge Mocenigo. Nel 1361 iniziò anche la costruzione del grandioso campanile di fianco alla chiesa, opera sempre dei Celega, che venne terminato anch'esso nel 1396. Il campanile dei Frari è alto 70 metri ed è il più alto della città dopo quello di San Marco che si avvicina ai 100 metri di altezza (98,60).
La facciata principale della chiesa fu ultimata soltanto nel 1440 e la consacrazione finale della nuova fabbrica ebbe luogo il 27 Maggio del 1492. Di lì a qualche mese Cristoforo Colombo avrebbe scoperto l'America.
Napoleone e la Chiesa dei Frari
Quella che era una delle più splendide Chiese di Venezia, costruita con fatica e passione da migliaia di artigiani, operai ed artisti, venne semplicemente soppressa, nel 1810, assieme al convento dei Frari. Quest'ultimo venne trasformato in caserma mentre molte opere d'arte furono trafugate e altrettante disperse. Vi era il progetto di trasportare a Parigi anche l'Assunta del Tiziano e la Pala Pesaro ma fortunatamente non se ne fece nulla.
La strategia di Napoleone e dei suoi sottoposti, infatti, fu quella di sopprimere le chiese dei vari ordini, risparmiando (in parte) solo le chiese classificate come parrocchiali. In questo modo gli edifici ed i contenuti diventavano demanio dello stato francese e potevano essere trafugati. La Chiesa dei Frari fu dichiarata in fretta parrocchiale e si salvò, al contrario di molte chiese veneziane soppresse o distrutte dai francesi. Il convento, nel 1815, diventò Archivio di Stato di Venezia.
Basilica dei Frari: monumenti funebri
Foto di Francesco Bianco di Portogruaro
Monumenti funebri e dipinti nella controfacciata della Basilica. Le sculture sono di Mosca e Lombardo
Basilica dei Frari: l'altare principale con, ai lati, i due monumenti funebri ai dogi Foscari e Tron
Il monumento a Canova
Il monumento a Canova si trova sulla sinistra, appena entrati in Chiesa ed è una delle opere più caratteristiche dell’arte neoclassica.
Venne eretto dai discepoli su disegno e modello che il Canova, nel 1794, aveva preparato per il Tiziano.
Il Canova morì a Venezia il 13 ottobre 1822 e fu portato a Possagno, suo paese natale. Per iniziativa del conte Leopoldo Cicognara si iniziò ad erigere nei primi giorni del maggio 1827 questo monumento sulla base del modello eseguito dallo scultore per Tiziano.
Sopra tre gradini, sorretta da un regolone, sorge una piramide con una porta aperta che conduce alla supposta camera mortuaria. Davanti alla porta aperta si vedono avanzare figure di donna che rappresentano la scultura,piangente, la pittura e l’architettura, seguite da tre genietti con le torce accese (l’arte non muore!).
A sinistra, sulla base della piramide, il genio del Canova con la torcia spenta e il leone che rappresenta Venezia disteso affranto e desolato. Sopra la porta due angeli sorreggono l’effige dello scultore circondata dal serpente, simbolo dell’immortalità.
Questa tomba non piacque a Stendhal. Lo scrittore francese, grande innamorato di Venezia, scrisse: "La tomba di Canova è al tempo stesso la tomba della scultura. L'esecrabilità delle statue prova che quest'arte è morta con quel grand'uomo".
Monumento Canova, particolari
...seduto il Genio ispiratore di Canova con la fiaccola spenta (Giuseppe Fabris), che allude alla morte dell'artista;..
Sopra la porta due angeli sorreggono l'effige dello scultore cinta dalla serpe, simbolo di immortalità (Antonio Bosa). Sotto di essa, lungo tutta la larghezza della porta, l'iscrizione canova.
A sinistra della porta giace accasciato il Leone di San Marco in posa mesta (Rinaldo Rinaldi), simbolo della città che partecipa al dolore.
A destra della porta tre Arti salgono i gradini: la Scultura che porta in un'urna il cuore di Canova è opera del vicentino Bartolomeo Ferrari (1780-1844),
seguono la Pittura e l'Architettura, raggruppate con una ghirlanda in mano, opera del veronese Luigi Zandomeneghi
Il monumento a Tiziano
Tiziano morì a Venezia il 27 agosto 1576. Aveva chiesto di essere sepolto ai Frari ai piedi di quell’altare del Crocifisso per il quale stava preparando la sua ultima opera, la Pietà, rimasta incompiuta e terminata poi da Palma il Giovane.
Agli sgoccioli del settecento, molti artisti pensarono di innalzare un monumento al sommo pittore ed il progetto, nel 1790, fu commissionato al Canova. Questo progetto non fu portato a compimento per la caduta della Repubblica Veneta ed anche per la mancanza di fondi.
Nel 1838, in visita a Venezia, l’imperatore d’Austria Ferdinando I° fu ammaliato dall’idea di far erigere un monumento al sommo pittore che aveva lavorato alla corte dei suoi avi.
Fece pertanto erigere questo monumento in marmo di Carrara che si trova a destra una volta entrati nella chiesa. Il centro è dominato dalla statua che rappresenta Tiziano coronato d’alloro; vicino a lui la natura universale ed il genio del sapere con le statue della Pittura, Scultura, Grafica ed Architettura.
Cinque bassorilievi ricordano le opere religiose più significative del pittore. Al centro, il suo capolavoro: l’Assunta; a sinistra il Martirio di S. Pietro da Verona, splendida opera per la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, bruciata da un incendio; ed, a destra, il Martirio di S. Lorenzo, ora ai Gesuiti.
Sopra la trabeazione sono scolpite: a destra la Visitazione; mentre, a sinistra, la Deposizione dalla croce.
Sulla sommità del monumento svetta il leone di S. Marco che regge lo scudo su cui è impresso lo stemma degli Asburgo: A ricordo dell’imperatore austriaco, racchiusa da una ghirlanda sorretta da due angeli, c’è la scritta: “TITIANO – FERDINANDUS I – MDCCCLII”.
Monumento al Doge Giovanni Pesaro, Longhena
Colossale monumento barocco dedicato a Giovanni Pesaro, che fu doge dal 1658 al 1659, ed eretto nel 1669 su disegno di Baldassarre Longhena (1598-1682).
Sopra ornatissimi piedistalli di marmo rosso e nero, scolpiti a teste di leone unite da festoni, si innalzano quattro giganteschi mori, con le braccia, i piedi nudi e le vesti logore, reggenti sulle spalle una trabeazione ornata a mètope e triglífi.
Fra loro, come in nicchie, due neri scheletri presentano una lunga iscrizione incisa a lettere d’oro su marmo bianco. Sopra la trabeazione, quattro colonne di marmo nero sostengono un ricco baldacchino di marmi rossi imitanti un drappo a fasce di broccato.
Sul trono sorretto da mostri, tra la Religione e il Valore, la Concordia e la Giustizia, è seduto il doge: bello e pieno di vita in atto d’arringare la folla.
Ai suoi piedi, sopra l’architrave da sinistra, un genio tende l’arco, due donne presentano corone e un’altra legge su un libro.
Nel secondo ordine di trabeazione, sei graziosi putti sorreggono l’architrave; al centro di essa due bimbi mostrano lo stemma dei Pesaro. Caratteristiche le iscrizioni: «Vixit Annos LXX (visse 70 anni) – Devixit Anno MDCLIX (morì nell’anno 1659) – Hic revixit Anno MDCLXIX (qui rivisse nell’anno 1669)».
Martirio di Santa Caterina
Palma il Giovane rappresenta il martirio di Santa Caterina d'Alessandria. La santa, sottoposta al supplizio della ruota, viene miracolosamente salvata dall’intervento di un angelo; i carnefici vengono travolti dalla ruota che si è spezzata.
Il movimento vorticoso delle masse si accentra sulla martire inginocchiata su di un piedistallo. Potente l’angelo in scorcio che scende minaccioso dal cielo, con la spada in mano in difesa della santa.
I cori nelle Chiese del passato
Premessa: le grandi chiese degli ordini mendicanti erano spesso provviste di grandi cori in pietra o in legno e generalmente, come accade anche nella Chiesa dei Frari, il coro impedisce la visione dell'altare maggiore alla maggioranza dei fedeli.
Questo fatto era ritenuto poco importante in quanto la Chiesa era costruita per i frati, non era una chiesa parrocchiale.
Il coro aveva la funzione di accogliere i frati nelle funzioni diurne e notturne: mattutini, lauti, prima, sesta, nona, vespri...
Seconda premessa: non dobbiamo pensare al "coro" come lo pensiamo oggi. La musica non era intesa come una pubblica esecuzione per il diletto dei devoti bensì come una forma di rituale e di preghiera.
I cori, insomma, erano una specie di chiesa dentro alla chiesa riservata ai monaci. Quasi tutti sono scomparsi per lasciare spazio ai fedeli e dar loro visibilità dell'altare. Siamo fortunati a poter ancora vedere il bellissimo coro dei frati nella chiesa dei Frari.
Il coro nella chiesa dei Frari
Il coro dei Frari dall'esterno si presenta come un ampio blocco rettangolare di pietra scolpita, conosciuto come il "septo marmoreo". All'interno un capolavoro con 124 sedili e pannelli in legno intagliato ed intarsiato.
Il septo marmoreo
Il coro ligneo è racchiuso anteriormente da una cortina marmorea in pietra d’Istria, aggiunta nel 1475 mentre era procuratore della chiesa Giacomo Morosini. Il primo a lavorare su questo septo marmoreo fu Bartolomeo Buon, vecchio maestro del tardo gotico, famoso per la porta della Carta e per l'Arco Foscari di Palazzo Ducale. Qualche tempo prima del 1475 i lavori passarono alla bottega del Lombardo che continuò l'opera iniziata dal Buon, rispettando lo stile impostato dal predecessore.
Dimensioni del coro
Il corpo del coro dei frari appare come un edificio ordinato, largo 13 metri e mezzo e lungo 27 metri. L'altezza è di circa 4 metri e mezzo. Le pareti i marmo un tempo erano luccicanti d'oro.
Lo stile
Lo stile del coro dei frari si può definire come "di transizione" tra il gotico ed il neoclassico. I pilastri in marmo non sono ancora propriamente classici ed i vari particolari architettonici sono più tardo gotici che antichi, anche se con un sapore lievemente classico. Una miscellanea di tardo gotico fiorito con tocchi di primo rinascimento, insomma.
Le sculture
Nei riquadri sono rappresentati i busti in rilievo, uscenti da ciuffi di foglie, dei Patriarchi e Profeti dell’Antico Testamento.
Iniziando da sinistra e dall’alto vediamo: Abramo, Davide, S. Giovanni Battista; Enoch, Giona, Giacobbe, Eliseo; Daniele, Geremia, Zaccaria; Mosè, Elia, Isaia. L’ultimo a destra con la scritta «Soli Deo honor et gloria», è il Morosini. Sul lato verso il campanile, Samuele e Habacuc; sul lato opposto Isacco e Ezechiele. Sotto gli amboni sono rappresentati i quattro dottori della Chiesa: S. Gregorio Magno e S. Girolamo, a sinistra; mentre a destra S. Ambrogio e S. Agostino.
Sopra il coronamento, rialzato al centro da un arco e con ai lati due amboni, si stagliano le statue di otto apostoli e di S. Antonio e S. Francesco attribuite a Vittore Gambello detto il Camelio (1460 ca.-1537). La Vergine e S. Giovanni, dello stesso scultore, affiancano sopra l’arco l’imponente Crocifisso centrale attribuito ad un intagliatore veneziano.
I quattro Dottori della Chiesa ed i busti di S. Bernardino e di S. Lodovico d’Angiò, scolpiti nella faccia interna dei due graziosi pilastrini che reggono l’arco, sono pregevole opera di Pietro Lombardo, mentre tutto il resto è opera della sua bottega.
Il coro ligneo
Il coro ligneo viene eseguito nel 1468 da Francesco e Marco Cozzi (o Gozzi) di Vicenza. Le eleganti proporzioni degli stalli, la disposizione delle guglie, le ricche decorazioni e le dorature lo rendono degno della massima attenzione.
Risulta composto da 124 stalli, dei quali 50 nell’ordine superiore, 40 nel medio e 34 nell’inferiore. Ha un’altezza di m. 4,50, una larghezza di m. 13,70 e una lunghezza di m. 16.
Il coro è tutto un intarsio di svariatissime forme geometriche, minuziosamente lavorate tra cui alcuni ritratti di persone che probabilmente hanno posato per l'artista.
Il coro, particolari
Il setto è coronato da otto statue che rappresentano alcuni apostoli oltre ai santi Francesco e Antonio, anche queste del Gambello...Le pareti sottostanti, scandite da lesene, sono ornate dai bassorilievi disposti su due livelli rappresentanti i patriarchi, i profeti e i dottori della chiesa
Sopra : Daniele, Geremia e Zaccaria
Sotto : Mosè, Elia, Isaia oltre al ritratto del procuratore Giacomo Morosini che aveva commissionato l'opera, identificato soltanto dalla scritta sul cartiglio «Soli Deo honor et gloria
Sotto gli amboni
A sinistra i dottori Gregorio Magno e Girolamo
A destra i dottori Ambrogio e Agostino
Monumento a Nicolò Tron
Sulla parete sinistra del presbiterio, circondato da un affresco che evoca un drappeggio di stoffa rossa, si erge il grandioso monumento sepolcrale al doge Nicolò Tron.
Per mole, per struttura architettonica, per quantità di statue, è il maggiore lavoro di scultura rinascimentale in Venezia: opera poderosa di Antonio Rizzo di Verona, che lo scolpì tra il 1476 ed il 1480.
Oltre all’alto zoccolo e alla lunetta terminale, è composto da quattro ordini ed è inquadrato ai lati da leggeri pilastri a nicchie, collegate in alto da un elegante arco a tutto sesto.
Al centro del primo ordine, si erge il doge rivestito del suo ricco manto dorato con ai lati la fede e la carità di delicata eleganza. Nel secondo ordine è posta l’epigrafe con ai lati due fanciulli che sollevano grappoli d’uva, ed, all’estremità, due bellissimi guerrieri che reggono lo scudo con le insegne della famiglia Tron. Nel terzo ordine fanno da corona all’urna, adorna di medaglie e statue e su cui è deposto il doge, altre due statue in atto di suonare e cantare. Nel quarto, sono scolpite sette donne che rappresentano le virtù. Nella lunetta, al centro, Cristo risorto e ai lati l’Annunciazione ed, infine, sopra l’arco con l’intradosso a lacunari, il Padre Eterno.
L'assunta del Tiziano
L’imponente pala (6,90×3,60 metri), commissionata a Tiziano nel 1516 da frate Germano, superiore del Convento dei Frari, fu collocata nell’abside il 19 maggio 1518. Tre ordini compongono la tavola: in basso ci sono gli apostoli, stupiti ed agitati per l’avvenimento strepitoso. In mezzo la Madonna, lievissima, immersa in un fulgore di luce è circondata da una folla di angeli. In alto, il Padre che, in serena e dignitosa maestà , attira a sé la Vergine con uno sguardo d’amore.
La geometria del quadro, segnata dal triangolo dei rossi, è invitato verso l’alto; la luce invece, che è vita, amore, gioia, piove dall’alto: si sprigiona intensissima dal Padre, investe la Vergine e gli angeli in un alone dorato, e diventa l’azzurro del cielo. In basso in mezzo al quadro c’è la firma di Tiziano: Ticianus.
Quest’opera una pietra miliare della produzione giovanile dell’artista e, anzi, quella della sua consacrazione definitiva, al punto, grazie all’eccezionale fortuna critica, di divenire in seguito l’immagine più nota del maestro cadorino. Nel 1817 la pala venne trasportata alle Gallerie dell’Accademia, dove divenne uno dei dipinti preferiti e osannati dell’Ottocento. Il capolavoro tizianesco è tornato alla sua collocazione originaria nell’altar maggiore della Basilica il 13 agosto 1945, dove oggi si può ammirare nelle esatte condizioni per le quali l’artista l’aveva pensata.
Dettagli dell'opera di Tiziano
Tiziano Vecellio, 1516. Pala dell'Assunta.
Venezia, Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari.
Ph. Francesco Bianco
Secondo una tradizione dei primi secoli, proprio per accompagnare la Vergine, ...
Ph. Francesco Bianco
..con lo Spirito Santo discesero una moltitudine di angeli sopra la sala ove Maria e...
Ph. Francesco Bianco
...assistere alla salita di Maria che era stata partecipe assieme a loro, della vita dopo l'ascesa al cielo del loro Maestro.
Ph. Francesco Bianco
Sulla sommità della grandiosa pala d'altare dipinta da Tiziano, un vecchio canuto Eterno Padre attende...
Ph. Francesco Bianco
...con due angeli che gli recano una corona d'alloro di gloria ed una regale da regina dell'universo...
Ph. Francesco Bianc
Per visitare quello che era il convento dei Frari occorre entrare all'Archivio di Stato di Venezia. L' Archivio di Stato si snoda attorno ai chiostri della Santissima Trinità, di S.Antonio ed unisce i due conventi: quello dei Frari e quello di S.Nicolo' de la Lattuga e comprende 368 stanze con 78 chilometri di scaffalature, 1104 fra porte e finestre, 10.000 mq. di tetto.
Sotto le volte dei lunghi corridoi si trovano montagne di documenti antichi classificati dalle scritte: Maggior Consiglio, Inquisizione, Cancelleria segreta, Magistrato della Sanità...
Nel 1815 divenne l'Archivio generale di tutti i documenti governativi, amministrativi, giudiziari, spionistici della Serenissima. Successivamente ospitò gli atti notarili, delle Corporazioni religiose e dei mestieri e i documenti delle più importanti famiglie nobili veneziane.