Chiesa di Santa Maria dei Servi (distrutta)

La Chiesa dei Servi a Venezia: le rovine rimaste

Santa Maria dei Servi

All'inizio del 1300 si insediarono a Venezia dei religiosi appartenenti ad un ordine nuovo, quello dei Servi di Maria. Fu Fra' Pietro da Todi, priore generale, ad inviare a Venezia Fra Francesco di Donato da Siena, che vi giunse nel 1314, ospitato dai monaci di San Mattia di Murano. 

L'ordine toscano giunse a Venezia, quindi, più tardi rispetto ai Frati Minori (Chiesa dei Frari) e ai Predicatori Dominicani (Zanipolo).

Purtroppo della monumentale chiesa rimane oggi ben poco.

 

 

Quello che rimane della facciata principale

La costruzione della Chiesa dei Servi

Il 16 Giugno del 1316 i Servi ottennero dal vicario generale del Vescovo di Castello la licenza di costruire un oratorio pubblico in contrada San Marcilian. 
Il terreno fu acquistato da un certo Andrea Taiapietra che venne pagato con denaro ricevuto dai Procuratori di San Marco. Il primo edificio doveva essere davvero piccolo se alla fine dello stesso anno vi venne celebrata all'interno la prima messa. 

Ed infatti qualche anno dopo, il 24 Marzo del 1318 abbiamo la testimonianza dell'avvenuta posa della prima pietra della grande Chiesa dei Servi di cui oggi rimangono solo poche tracce: venne depredata, distrutta e venduta a pezzi con l'arrivo di Napoleone.

Particolari della facciata principale

Chiesa dei Servi: lavori e consacrazione

Sembra che le fondamenta della chiesa siano ultimate soltanto nel 1330: sappiamo bene quanto lavoro serva per costruire le fondamenta degli edifici a Venezia. Ma i lavori procedevano "lento opere" probabilmente per l'entità dei fondi necessari. 

Abbiamo testimonianza di come nel 1344 il patriarca di Aquileia concesse indulgenze per aiutare la costruzione dell'edificio. Altre testimonianze derivano dal fatto che nel 1360 venne concesso ai Lucchesi, esuli toscani a Venezia, l'autorizzazione alla costruzione della cappella che prese il nome di "Cappella del Volto Santo", annessa alla Chiesa, con la quale aveva in comune un muro esterno e che si è salvata dalla demolizione.  

I due portali della chiesa: principale e laterale

Nel Dicembre del 1414 vennero consacrati otto altari. E nel 1453 i Servi acquistarono un appezzamento di terreno confinante con la loro proprietà, in contrada Santa Fosca, per la costruzione delle tre cappelle maggiori che vent'anni dopo ancora non erano completate.
Sempre nel 1453 il cardinale Giovanni Caravagial concedeva indulgenze a favore della costruzione della Chiesa, così come il Papa Sisto IV nel 1476. 

Finalmente il 7 Novembre del 1491 l'edificio veniva consacrato (anche se non ancora del tutto concluso) come testimonia l'iscrizione sopra al portale maggiore di cui rimangono i resti tuttora visibili. 

La Chiesa dei Servi nella vista aerea del Barberi, 1500

 

Qui a fianco un particolare della mappa del Barberi, straordinaria vista a volo d'uccello di Venezia disegnata nel 1500.

Sono evidenti le grandiose dimensioni della Chiesa dei Servi. Nel disegno è molto evidente la cupola, di cui era dotata la Chiesa e la cappella dei Lucchesi, in primo piano, che è sopravvissuta alla demolizione.

Dietro alla Chiesa il convento ed il chiostro dei frati. 

Chiesa dei Servi: il declino 

Le dimensioni della Chiesa sono davvero importanti e le spese di restauro e manutenzione sono ingenti e documentate nei secoli XVI, XVII, XVIII. L'edificio religioso aveva una grande aula unica che doveva essere coperta da un tetto ligneo e con tre cappelle corali absidate, di cui le laterali particolarmente profonde. Si può supporre che fossero voltate. 

Purtroppo un primo evento drammatico ebbe serie ripercussioni sulla comunità dei Servi a Venezia: si tratta del furioso incendio avvenuto tra il 16 ed il 17 Settembre del 1769 che distrusse buona parte del convento e completamente la ricca biblioteca.

Fu un colpo troppo pesante ed avvenne in un momento di crisi della Repubblica. Questo incendio segnò l'avvio del declino del convento e della comunità dei Servi a pochi anni dall'arrivo di quello che si proclamerà un: "Attila per lo Stato Veneziano".

L'arrivo dell'esercito francese a Venezia, governato dal giovane ed invasato generale francese Napoleone Bonaparte, avrebbe dato il colpo di grazia alla Chiesa dei Servi. 

La Chiesa dei Servi in un dipinto

Chiesa dei Servi a Venezia, la fine

Le dimensioni della Chiesa erano davvero grandiose e furono con tutta probabilità il frutto di aggiunte e modifiche in corso d'opera, con l'ampliamento e l'aggiunta delle tre cappelle absidali.

Venuto a mancare l'edificio non si può stabilire con certezza come si sia evoluta l'edificazione ma la Chiesa - che nel 1810 (soppressioni napoleoniche) venne inserita nella lista delle Chiese soppresse - doveva essere davvero enorme

Assieme alla Chiesa vennero soppressi anche i due conventi veneziani dei Servi di Maria (l'altro era alla Giudecca) ed i beni furono incamerati dal nuovo governo. La Chiesa venne depredata e vennero venduti gli altari, le statue, i crocifissi, e numerose lastre tombali, 74 delle quali furono vendute in blocco per 10 lire cadauna. Il Chiostro venne smantellato e le vere da pozzo divelte e tutto fu venduto, persino le campane. 

Quando la chiesa fu svuotata di tutte le cose di valore venne venduta ad un tale Brazzoduro, imprenditore edile, che la smontò pezzo per pezzo per ricavarne materiale edile. 

Nel 1859 le rovine della Chiesa vennero acquistate da Anna Marovich che vi fondò un istituto per giovani donne uscite dal carcere che arrivò ad ospitare fino a 250 donne grazie all'aiuto delle "Suore della Riparazione". Con le cure delle religiose, di Anna e del socio Daniele Canal, la cappella dei Lucchesi, trasformata in magazzino, tornò all'antico splendore. 

Oggi l'area della ex Chiesa dei Servi è diventata un Ostello per i giovani e per gli studenti universitari. 

La Chiesa dei Servi e Paolo Sarpi

Con l'arrivo dei nuovi occupanti si fece di tutto per cancellare il passato dello Stato Veneto ed anche anche gli uomini che fecero grande Venezia nei secoli divennero un fastidio da eliminare. Fu così anche per Fra' Paolo Sarpi

Statua di Fra' Paolo Sarpi a Venezia

Sepolto in una delle cappelle absidali della chiesa nessuno si curò di salvare le sue ossa quanto la chiesa venne smembrata pezzo per pezzo. Le operazioni di demolizioni erano già quasi concluse da quell'imprenditore edile, Nicolò Brazzoduro, di cui abbiamo accennato che aveva acquistato la Chiesa e che fece ottimi buoni affari smontandola e trasformando colonne, pareti e pavimenti in materiale da costruzione.

Soltanto grazie all'interessamento dello storico Emanuele Cicogna nel 1828 vennero cercati e ritrovati i resti dell'illustre filosofo e giurista. Una volta identificati trovarono degna sepoltura nel cimitero di San Michele.

 

Frate Paolo Sarpi (1552- 1623) filosofo, teologo e letterato

Quando il Papa Paolo V lanciò contro Venezia l'interdetto, scomunicando di fatto l'intero territorio Fra' Paolo Sarpi si schierò con il governo Veneto. Scrisse il "protesto" dichiarando "nullo e di nessun valore" l'atto del Pontefice.
Roma inviò 5 sicari per ucciderlo. Alle 23 del 5 Ottobre 1607, lo pugnalarono più volte, anche in viso. Miracolosamente il Sarpi sopravvisse e pronunciò la celebre frase: Agnosco Stilum Romanae Ecclesiae

Bibliografia

1) "Venezia Scomparsa" - Alvise Zorzi, 1972.
2) "Napoleone e la chiesa: il caso Venezia" - Fabio Tonizzi, Carlo Urbani, Gianni Bernardi, 2013.
3) "L'architettura gotica Veneziana"- Istituto Veneto di Scienze, lettere ed arti. 1996.

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