Santa Maria della Salute
L'enorme scultura di marmo bianco, con la quale termina il lato destro del Canal Grande prima dell'aprirsi del bacino di fronte alla Piazza di San Marco, è la Chiesa di Santa Maria della Salute.
Commissionata dal Senato Veneziano con delibera solenne del 22 ottobre 1630 a Baldassarre Longhena, per festeggiare la fine della peste del 1630, è uno degli elementi caratterizzanti dello skylight veneziano.
La festa alla Madonna della salute
La Chiesa della Salute è molto amata dai veneziani che il 21 Novembre vi si recano utilizzando il ponte votivo di barche, che viene allestito per l'occasione.
La festa è stata decretata dal Senato Veneziano il 22 Ottobre 1630 in cui viene deciso:
di far voto solenne a Sua Divina Maestà di eriger in questa città e dedicar una Chiesa alla Vergine Santissima, intitolandola Santa Maria della salute, et ch'orni anno nel giorno che questa città sarà pubblicata libera dal presente male, Sua Serenità et li sucessori suoi anderanno solennemente col Senato a visitare la medesima Chiesa a perpetua memoria della pubblica gratitudine di tanto beneficio.
Durante la festa si troveranno delle bancarelle, nella fondamenta antistante la chiesa, che vendono candele ma anche rosari, santini ed immagini sacre.
La basilica della Madonna della salute, in quell'occasione, è gremita di persone che, nonostante il freddo e l'umidità del periodo, non mancano di partecipare a questa antica festa, istituita proprio per ringraziare la Madonna al termine della terribile epidemia di peste.
La data è piuttosto infelice per il turismo, motivo per il quale la festa, finora, è rimasta una festa dei veneziani, poco frequentata dai "foresti".
"biancheggiante in un color di madreperla su cui diffondendosi l'umida salsedine pareva creare nelle concavità della pietra qualche cosa di fresco, di argenteo e di gemmante onde suscitavan esse un'immagine vaga di schiuse valve perlifere su l'acque natali" Gabriele D'Annunzio, Il Fuoco, 1900.
La peste bubbonica del 1630
Oggi sappiamo tutto: sappiamo che la peste è causate da microbi, che i microbi sono ospitati dai ratti e che le pulci, che infestavano ratti e umani, erano il veicolo che trasportava i microbi all'uomo... il tutto aggravato dalla sporcizia diffusa che favoriva la proliferazione sia dei ratti che delle pulci.
Sappiamo che le pulci sopravvivono mesi e talvolta anche anni dopo aver contratto l'infezione e che i piccoli parassiti cercano casa nei tappeti, nelle pellicce, nei pagliericci.
Ma nel 1600, nonostante le ripetute ondate di pestilenza che avevano più volte colpito l'intera europa ed anche Venezia, era completamente sconosciuta la causa del male che si tentava di combattere brancolando nel buio della totale ignoranza con rimedi tanto terrificanti quanto inutili.
La convinzione predominante, non lontanissima dal vero, era che degli atomi velenosi, generati da materia in putrefazione, infettassero l'aria che diventava "corrotta".
L'aria infetta si attaccava agli oggetti e agli esseri umani - così come un cattivo odore impregna un vestito - e se inalata causava infermità e morte.
Il dottore della peste a Venezia
Alcune precauzioni si erano prese, ad esempio esistevano in molti stati le Magistrature della Sanità Pubblica e si prendevano delle misure abbastanza casuali, alcune inutilmente severe, altre addirittura controproducenti come quella di catturare cani e gatti randagi, accusati di diffondere i miasmi venefici, facilitando così la vita ai topi.
I medici, a Venezia, indossavano come soprabito una tela cerata per evitare che l'aria malefica si attaccasse ai vestiti ed una maschera con un lungo naso all'interno del quale infilavano fazzoletti profumati per evitare di inalarla. Qualcuno indossava anche degli occhiali per evitare che i miasmi contagiosi toccassero gli occhi. La soluzione, che oggi ci pare piuttosto ridicola, in realtà funzionava ma non perché proteggesse i dottori dall'aria: quell'abbigliamento li proteggeva dalle pulci !
Oggi, quell'abbigliamento, è diventato una delle maschere vendute nei negozi veneziani e durante il carnevale si vedono girare dei "dottori della peste" come questo qui sotto.
La peste ed i lazzaretti
Sempre a Venezia, ma anche in molte altre parti d'Europa era previsto l'isolamento di intere famiglie o la crudele separazione del congiunto infetto che veniva spedito in quelle anticamere dell'inferno che erano le due isole del Lazzaretto Vecchio e del Lazzaretto nuovo, vicino a Sant'Erasmo.
Se i poveretti riuscivano a sopravvivere, dal lazzaretto venivano mandati in una casa di convalescenza, non tanto per aiutarli a ristabilirsi ma piuttosto per far fare loro un periodo di ulteriore isolamento.
La quarantena per i visitatori
Altre decisioni pesavano in modo rilevantissimo sul sistema economico di Venezia, come la quarantena imposta alle navi in arrivo da paesi sospetti di essere contagiati dall'epidemia o addirittura il blocco totale dei rapporti commerciali nel caso in cui vi fosse la certezza di una epidemia in corso in quel paese.
Venezia intratteneva traffici commerciali con moltissimi paesi, per cui il rischio era sempre in agguato.
La paura dell'epidemia e delle conseguenze (anche economiche) era tale che i medici avevano paura di dichiarare la presenza di peste in un paese.
Ed effettivamente rischiavano grosso: nel 1630 un medico - che a Busto Arsizio sostenne che un suo paziente era appena morto di peste - finì ammazzato.
La peste: sintomi ed esiti
La peste uccideva in fretta: circa 3-6 giorni dalla comparsa dei sintomi della malattia che erano "febbre e sete ardentissima, dolor di testa acutissimo, vomito bilioso, urine torbide e fetentissima uscita" e, ovviamente, la progressiva comparsa di "macchie e bubboni a forma di maligni carboni".
Se il paziente sopravviveva oltre l'ottavo giorno aveva buone probabilità di guarigione.
La peste dei promessi sposi
La peste che mise in ginocchio Venezia nei due anni precedenti al 1630 con drammatiche conseguenze, viene raccontata anche dal Manzoni ne "I promessi sposi".
La popolazione di Venezia contava 140.000 persone e - nonostante le precauzioni che venivano fatte rispettare in modo rigidissimo dalla Signoria - ne morirono di peste, nel 1630, almeno 46.000.
Circa una persona su tre.
Il dato è drammatico, ma non rappresenta un record. Tutt'altro. Ad esempio a Verona morirono 33.000 persone su 54.000 abitanti, poco meno del 61%. A Padova si raggiunse il 59% di mortalità, così come in molte altre città Italiane.
Una devastazione terribile.
La Chiesa della Madonna della Salute
La fine di questa catastrofe ebbe come contraltare la celebrazione della ritrovata "salute" della popolazione attraverso un monumento architettonico potente e mediante l'istituzione della festa del 21 Novembre.
La nuova chiesa fu dedicata alla Vergine, verso cui - dopo la controriforma - i veneziani nutrivano una sincera devozione.
il primo sabato finita la processione si debba dal Serenissimo Principe per nome pubblico far voto solenne a Sua Divina Maestà di erigere in questa Città et dedicare una Chiesa alla Vergine Santissima intitolandola Santa Maria della Salute, et che in ogni anno nel giorno, che questa Città sarà pubblicata libera dal presente male Sua Serenità et li successori suoi, andranno solennemente col Senato a visitare la medesima Chiesa" - Dichiarazione solenne del Senato di Venezia.
La costruzione della Basilica della Salute
La prima pietra della Chiesa fu posta in opera il 25 Marzo del 1631.
Il 25 marzo è la festa dell'Annunciazione ed è la data a cui corrisponde la (mitica) fondazione di Venezia: 25/03/421.
In piedi, sul punto più alto della cupola della nuova chiesa la Vergine dell'Immacolata Concezione ha una luna crescente ai suoi piedi ed ha il capo cinto di 12 stelle ed allarga appena le sue braccia per benedire e proteggere la città, sotto di lei.
In mano (succede solo a Venezia) ha il bastone da "Capitana da Mar".
La scelta del luogo per la Basilica
Fondamentale fu la scelta del sito in cui edificare la chiesa della salute. L'importanza della nuova Chiesa si intuisce dalla richiesta presentata in Senato, tra il 13 ed il 17 giugno del 1631 da un tale Gerolamo Soranzo e sostenuta da altri senatori, perché l'edificio sorgesse proprio sulla punta della dogana in modo che risultasse "massimamente visibile".
Ma questa ipotesi fu accantonata.
Tra le molte riserve (ovviamente ci sarebbe stata la necessità di traslocare la dogana altrove) lo stesso Architetto Longhena si disse contrario.
Si riteneva, infatti, che la Basilica così prepotentemente spostata in avanti avrebbe incrinato il delicato equilibrio di architetture che si affacciano sul bacino di San Marco.
La nuova Chiesa, infatti, sarebbe divenuta protagonista nello scenario del bacino e questo infastidiva molti nobili veneziani, più devoti alla Repubblica che a Santa Romana Chiesa.
Si scelse, quindi, di confermare la scelta di un luogo più consono all'armonia dell'insieme e leggermente arretrato rispetto alla punta della Dogana.
Si trattava di un sito di grande pregio, nel sestiere di Dorsoduro, occupato da una antica chiesa, da un monastero e dalla Scuola della Trinità.
L'impatto scenico dell'edificio è perfetto e la scelta si è rivelata azzeccata.
L'edificio è visibile dal Canal Grande, da una parte, e dal Canale della Giudecca, dall'altra. La cupola si vede da tutto il bacino di San Marco.
Il Longhena, insomma, non solo ha progettato l'involucro ma ha pensato "urbanisticamente" alla collocazione della chiesa.
Quando i tre nobilomini incaricati della scelta del luogo si rivolgono al senato lo descrivono della giusta ampiezza, di facile accesso e di posizione centrale:
et ben considerandolo dentro, et fuori, a noi pare che nostro Signor Dio l'habbia preparato a punto per collocarvi un tempio in cui si adori et si riverisca la Beata Vergine Madre Sua.
Come fu scelto l'architetto della Salute
Dopo aver deliberato l'erezione della Chiesa e stabilito il luogo, fu bandito un concorso a Dicembre del 1630 per la scelta del progettista.
Degli undici progetti presentati solo due furono presi in considerazione: il primo fu quello di Baldassarre Longhena.
A questo straordinario architetto ho dedicato un approfondimento che puoi leggere cliccando qui sotto:
Lo spirito innovativo che pervadeva l'inedita e rivoluzionaria della proposta del Longhenaincontrò il favore della commissione che, però, rimandò al giudizio del Senato Veneziano anche il più convenzionale progetto presentato da Francesco Smeraldi (detto "Fracao") in collaborazione con Giambattista Rubertini.
Il 13 Giugno 1631 la "ballottazione" tra i due progetti vede il Longhena vincitore con una non larghissima maggioranza (66 voti contro 39 del progetto di Fracao e Rubertini).
L'architetto vincitore spiega il suo progetto così:
Ho formato una chiesa in forma di rotonda opera d'invenzione nova, et non mai fabbricata ninna a Venetia opera molto degna et desiderata da molti (...) che Dio Benedetto m'ha prestato di farla in forma rotonda essendo in forma di Corona per esser dedicata a essa Vergine
I precedenti e le ispirazioni per il progetto della Salute
Svariati possono essere i precedenti ideali e non solo architettonici, come, per esempio, i templi rotondi di Perugino, di Raffaello e di Carpaccio.
Molti insistono sull'esempio grafico dell'Hypnerotomachia Polyphili di Francesco Colonna stampato nel 1499 da Manunzio a Venezia che, tra le altre cose, riporta un disegno di un tempio dedicato a Venere, che vediamo raffigurato qui di seguito:
Ma un altro edifico che potrebbe aver ispirato Longhena per la basilica della salute è la Chiesa della Madonna di Campagna, in provincia di Verona, progettata dal Sammicheli. Anche in questo caso si tratta di un tempio votivo che però è, al contrario della Salute, circolare all'esterno e ottagonale all'interno.
Ma dato che il Longhena fu allievo di Scamozzi io credo che abbia tratto spunti anche da edifici civili come la Rocca Pisana che i Pisani commissionarono allo Scamozzi come residenza estiva nei colli di Lonigo, di cui qui sotto trovi il progetto originale:
E certamente vi fu l'influsso degli scritti e delle opere del Palladio, il quale voleva edificare una Chiesa rotonda a Venezia ma non ci riuscì.
In campo residenziale dobbiamo al grande architetto Vicentino la magnifica Villa Rotonda:
Dato che il Palladio fu profondamente ispirato dal Pantheon, che descrive e rileva accuratamente nel quarto dei suoi libri di architettura, possiamo dire che certamente anche il Pantheon abbia influenzato l'architetto della Salute.
Quanto è costato costruire la Basilica della Salute?
Negli archivi di Stato si trova anche il capitolato di spesa redatto dallo stesso Longhena: "tutte le spese di essa fabbrica si come per la minuta presentata appare li saranno spese i ducati 155.316".
Proviamo - per quanto sia poco significativo - a tradurre questi costi in valuta odierna.
Un ducato d'oro pesava 3,44 grammi d'oro. Rapportato al valore odierno dell'oro si tratta di circa 130 euro per ogni ducato, per un costo complessivo di poco più di 20 milioni di euro.
Attenzione: questo, però, era il costo previsto... se hai fatto casa sai bene che in edilizia le previsioni di spesa difficilmente vengono rispettate.
Il progetto della chiesa: ispirazioni e novità
Il progetto del Longhena prevede un cerchio centrale, un vano ottagonale che lo contiene sormontato da un grande tamburo e da una cupola. Dal vano ottagonale si aprono 8 vani sussidiari con altrettanti archi identici: 6 cappelle, l'ingresso ed il presbiterio contenente il coro.
Come abbiamo detto il progetto si ispirava al Pantheon e ad altri progetti tra qui quello che il Palladio aveva presentato mezzo secolo prima per la Chiesa del Redentore, alla Giudecca.
Il progetto del grandissimo architetto vicentino era stato bocciato dalla Repubblica che aveva preferito l'attuale aspetto di quella chiesa, anch'essa edificata a fronte della cessata pestilenza del 1575.
Ma il progetto del Longhena - pur ispirandosi anche ai progetti di Villa Rotonda, sempre del Palladio e alla Rocca Pisana, di Scamozzi, discepolo del Palladio e maestro di Longhena - si distingueva e differenziava.
L'architetto ebbe modo di vedere anche la chiesa di San Vitale a Ravenna, anche questa su base ottagonale, ma la Basilica della Salute rimane qualcosa di unico, per lo stile, la raffinatezza, le invenzioni e le proporzioni sia esterne che interne.
A differenza dei progetti del Palladio e di Scamozzi, il Longhena distingue ed evidenzia la facciata principale, ad esempio, costruendo una imponente scalinata che sale dalla riva fino all'ingresso principale.
Quindi colloca un gioioso e potente arco di trionfo: delle colonne giganti, collocate su grandi piedistalli, sostengono lo stilobate e racchiudono delle nicchie.
Decine di statue popolano le nicchie e le sommità arricchendo l'effetto e rendendo ancora più imponente l'affaccio sul Canal Grande.
All'esterno il tocco più sorprendente sono i contrafforti che cingono il tamburo ottagonale: sono a forma di spirale, di volute poderose che fungono anche da basamento scultoreo di altre statue che li sormontano.
L'effetto di queste volute conferisce all'architettura un qualcosa di nuovo e straordinario.
Un progetto che guarda al futuro
Il Senato scelse il progetto di Longhena, più ardito e nuovo, nonostante le polemiche sorte per una frase contenuta nella relazione finale, prima del voto, in cui l'architetto definisce il suo progetto: "prima opera vergine, non più vista, curiosa, degna et bella...mai più veduta".
Il Longhena insomma mette in evidenza l'originalità del progetto rispetto al progetto secondo classificato che lui asseriva essere cosa già vista: "come ha fatto il mio Concorrente si per suo vantaggio come per essere povero di inventione."
La scelta del Senato è audace anche perché davvero non si è mai vista una chiesa del genere: volevano un monumento grandioso, una rappresentazione della speranza nel futuro dopo la crisi devastante generata dalla pandemia.
La realizzazione della Chiesa della Salute
Ma una struttura come il Pantheon o come quella di altre chiese su base rotonda edificate a Roma non poteva funzionare a Venezia.
Le mura massiccia che sostengono le cupole romane non possono essere edificate sul suolo veneziano: sarebbero sprofondate.
Sorge quindi il problema di come eseguire le fondamenta e come sostenere l'enorme cupola.
L'architetto escogita la soluzione: la chiesa avrebbe avuto pilastri stretti e mura sottili per non gravare di troppo peso il suolo.
La cupola, inoltre, avrebbe avuto un intradosso in muratura e l'estradosso in legno, con un rivestimento finale in piombo.
Insomma, la cupola avrebbe mantenuto la sua apparente imponenza ma con un peso di gran lunga minore.
Le incredibili fondazioni della Salute
Per sostenere questa struttura, per quanto l'architetto abbia lavorato per alleggerirla, si dovettero fare enormi lavori di fondazione: furono utilizzati un numero di pali compreso tra i 150.000 e 1.000.000 per realizzarvi poi una platea in grado di sostenere l'edificio.
Di un milione di pali scrivono Giustiniano Martinioni e Francesco Sansovino in "Venezia Città nobilissima e singolare" nel 1663. Anzi di 1.156.657 pali, per la precisione.
Il numero sembra oggi esagerato, tanto che gli esperti parlano di un numero di pali più vicino ai 150.000.
Sempre il Martinioni specifica che si tratta di Rovere, Larice ed Ontani e che sopra ai pali piantati furono posti tavolini di Rovere e Larice ben collegati e quindi lastroni di pietre e malta.
Le dimensioni dei pali, annotate dallo stesso architetto Longhena, erano maggiori di quelle normalmente utilizzate a Venezia: gli elementi scelti dovevano essere di almeno 4,20 di lunghezza e del diametro da 20 a 26 centimetri circa.
La costruzione della Basilica della Salute
Solo per queste opere di fondazione furono necessari due anni di intensi lavori per piantare le migliaia di pali.
Altri 10 anni si resero necessari per l'anello inferiore del tempio.
I lavori procedono senza sosta fino alla "murazione della cupola superiore" che avviene nei primi mesi del 1650. Ma se 19 anni furono necessari per innalzare la costruzione, molti di più ne servirono per le finiture interne ed esterne.
Da una nota del Longhena del 1679 risultavano ancora da completare i pavimenti, le decorazioni dell'intradosso della cupola maggiore, mancavano i portoni principali e le altre porte interne, l'organo, i dossali del coro, le acquasantiere e molte statue. All'esterno mancavano le gradinate e la lastricatura degli spazi antistanti.
L'ultimazione della Salute
Un lavoro immenso che, iniziato nel 1631 terminò solo nel 1687, 5 anni dopo la morte del suo progettista che, da giovanissimo aveva vinto il concorso e, che pur vivendo fino a 85 anni, dedicando la vita a quest'opera, non riuscì a vedere la sua creazione ultimata.
Il preventivo di spesa di Longhena non fu rispettato.
Come accade oggigiorno, anche in questo appalto pubblico i costi lievitarono fino alla cifra finale di 381.838 ducati, più o meno 50 milioni di Euro odierni.
La cupola della Salute
Caso piuttosto raro in città, la Chiesa della Salute non mostra alcun assestamento o cedimento. Questo nonostante la sua mole davvero massiccia.
Molti sono i particolari costruttivi che denunciano l'attenzione maniacale del Longhena per rendere stabile e durevole il suo lavoro.
Cito ad esempio la cupola: al fine di evitare cedimenti ad una calotta di esile spessore il Longhena inventa una catena metallica inserita all'interno dei muri che ha il compito di contenere le spinte orizzontali della cupola.
Alle critiche del suo concorrente che riteneva impossibile che la cupola potesse essere sostenuta dai pilastri previsti, il Longhena replica che "detti pilastri per certo sosterrebbe di nuovo un ponte di Rialto".
A proposito della cupola: il rivestimento si è realizzato in piombo, come per tutte le altre porzioni di tetto della chiesa. Il piombo è duttile e malleabile, si può plasmare in qualsiasi forma adattandosi ad angoli, pieghe e modanature.
Certamente non è il materiale più economico, anzi. Nel caso della Chiesa della Salute si calcola che il solo rivestimento in piombo è costato circa il 10% dell'intero edificio. È stato calcolato che per coprire i 1500 metri quadrati della cupola maggiore siano stati utilizzati 68.904,48 chilogrammi di piombo.
La Salute e le critiche di John Ruskin
Si sa, John Ruskin non era tenero con gli stili architettonici successivi al gotico veneziano che catalogava, genericamente, con un "privi di interesse".
Sulla Salute scrive che "fa colpo per la posizione, le dimensioni e le proporzioni generali." Sostiene che la grazia di tutta la chiesa "dipende in gran parte dalle diverse dimensioni delle cupole e dal gradevole raggruppamento dei due campanili dietro di esse."
I difetti principali che individua Ruskin sono: "le finestre piccole ai lati della cupola ed i contrafforti mascherati sotto forma di colossali rotoli di pergamena."
"Già i contrafforti in sé sono un'ipocrisia in origine", scrive Ruskin, dato che "la cupola è in legno e quindi non ne ha bisogno".
Il progetto del Longhena e la cabala ebraica
Nel progetto del Longhena alcuni studiosi sostengono vi sia stata una influenza numerologica della cabala ebraica. Il Longhena, infatti, discenderebbe da una famiglia ebraica residente nel bresciano e avrebbe concepito il suo progetto in base a calcoli esoterici dove ricorrono in particolare i numeri otto ed undici ma anche il sedici.
Questi numeri, espressi in piedi veneziani, rappresentano secondo la cabala ebraica:
- otto, la trascendenza, la grazia divina, la vita. Nella smorfia napoletana, lontana parente della cabala l'otto corrisponde alla Madonna
- undici corrisponde alla corona, la forma della Basilica
- il sedici significa invece "distruzione per eventi esterni".
Insomma i numeri sembrerebbero descrivere la storia che ha originato questa chiesa, la distruzione provocata dalla peste, l'intercessione della Madonna per chiedere la fine dell'epidemia e la costruzione di una chiesa a forma di corona.
Il numero 11 lo troviamo nella lunghezza: la basilica è lunga 121 piedi (11x11). Troviamo sia 11 che 8 nella larghezza: 88 piedi (11x8).
I lati dell'ottagono sono tutti di 44 piedi (11x4), i contrafforti si trovano ad un altezza di 66 piedi (11x6) e le fondazioni sono profonde 88 pollici (11x8).
Il campo antistante la basilica ha una profondità di 44 piedi (11x4) ed i gradini che conducono alla basilica sono 16 (8x2), mentre i gradini che digradano nel canal grande sono 11.
Unde origo inde salus
Perfettamente nel centro della basilica, sul pavimento, la frase "unde origo inde salus", ricorda che, come da Maria ha avuto origine Venezia, da Lei arriverà anche la salvezza dalla peste.
Si dice che questo sia uno dei posti più magici e misteriosi del nostro pianeta.
Questa zona è sempre protetta dalle corde che vengono tolte solamente il 21 novembre, il giorno della Festa della Madonna della Salute.
Fra cinque rose che simboleggiano i misteri del Rosario si possono leggere le parole che per i fedeli sono fonte di energia celestiale.
Il punto è esattamente al centro della chiesa, sotto al grande lampadario.
Il ventuno di novembre, festa della Salute, mettiti al centro esatto della chiesa ottagonale, sotto il lampadario a piombo che precipita per decine di metri dalla cupola; striscia la suola sul dischetto di bronzo incastrato nel pavimento, come vuole la tradizione, tocca con la punta della scarpa la scritta 'unde origo inde salus' fusa nel metallo la salvezza viene dall'origine, l'origine è la terra, camminarci sopra porta bene, la salute sale su dai piedi".
(Da "Venezia è un pesce", Tiziano Scarpa)