
La prima e più grande fabbrica di quei tempi
La fabbrica dell'Arsenale di Venezia all'inizio del XVI secolo esisteva da 4 secoli e copriva ormai l'attuale, immensa, superficie.
Era il più grande impianto produttivo mai esistito e lo rimarrà fino all'arrivo dell'età industriale.
All'interno dei capannoni e delle darsene dell'Arsenale la concentrazione di maestranze e la divisione delle mansioni era del tutto simile a quella di una industria dell'epoca moderna.
Il nome
Il nome "Arsenale" deriva, probabilmente, dalla parola araba darsinàa che significa allo stesso tempo darsena e cantiere navale.

Le zone dell'arsenale
Il nucleo più antico è il primo che si incontra appena passato il varco tra le due torri.
Questa zona, detta "Arsenale Vecchio" (A nella mappa qui sotto) fu costruita nel 1104 per volontà del doge Ordelaf Falier e comprendeva 24 scali di costruzione posti sotto il controllo dello stato.

All'inizio del XIV secolo vennero organizzati due interventi di ampliamento.
Il primo (B) nel 1303 è la prima darsena dell'arsenale nuovo e successivamente nel 1325 la seconda darsena (C) dell'arsenale nuovo. Dopo l'ampliamento nell'arsenale lavoravano sedicimila marangoni (falegnami/carpentieri).
Nel 1473 a nord dell'arsenale nuovo fu costruito e attrezzato l'arsenale nuovissimo. (D)

Infine tra il 1539 ed il 1564 vennero costruite il canale e la vasca delle Galeazze raggiungendo le massime dimensioni pari a circa 46 ettari.

La direzione dell'arsenale
La fabbrica era diretta da un consiglio composto da tre senatori detti "i provveditori dell'Arsenale" e da tre "patroni" eletti tra i membri del Maggior Consiglio.
Questi cambiavano ogni 15 giorni ed avevano il compito di dormire all'interno dell'arsenale, conservare le chiavi di magazzini e officine e ispezionare le guardie durante la notte.

Il responsabile tecnico dell'Arsenale era il magnifico Ammiraglio che aveva ai suoi ordini i vari "proti" che erano, a loro volta, responsabili di un gruppo di specialisti. Le principali squadre di specialisti erano i marangoni, i calafati, i remeri, i fabbri, i segatori, gli addetti alle polveri da sparo, i fabbricanti di corde.
Le funzioni dell'arsenale
L'arsenale veneziano aveva tutte le funzioni che oggi svolgono le istituzioni navali militari:
- era una base militare protetta,
- era un deposito di armi e attrezzature ma era anche
- un complesso cantiere in cui si costruivano e si faceva manutenzione delle navi dello stato.

Per capire la capacità produttiva di questo luogo basti pensare che, quando nel 1570 i turchi attaccarono Cipro, l'arsenale in due mesi mise in assetto di combattimento cento galee, in parte costruendole da zero ed in parte ristrutturandone di vecchie.
L'attività all'interno dell'arsenale
La produzione di corde avveniva nella Casa del Canevo o Corderia, una costruzione a tre navate lunga trecentosedici metri. Questo stabilimento venne progettato da Antonio Da Ponte, l'architetto del ponte di Rialto.

Gli arsenalotti
Gli operai che lavoravano nell'arsenale erano detti "arsenalotti" e solitamente abitavano in quartieri costruiti attorno alle mura.

L'ingresso all'arsenale
La porta di terra che consente l'accesso all'arsenale fu costruita nel 1460 dall'architetto Antonio Gambello a forma di arco trionfale di ispirazione classica e sormontata da un edicola con timpano ed un grande leone alato che è stato attribuito a Bartolomeo Bon.

Ai lati della porta vennero posti dei leoni marmorei, prede di guerra di Francesco Morosini. Quello di sinistra viene dal Pireo, il porto di Atene, e mostra strane iscrizioni runiche.
L'arsenale e Dante
Quale ne l’arzanà de’ Viniziani
bolle l’inverno la tenace pece
a rimpalmare i legni lor non sani,
ché navicar non ponno - in quella vece
chi fa suo legno novo e chi ristoppa
le coste a quel che più vïaggi fece;
chi ribatte da proda e chi da poppa;
altri fa remi e altri volge sarte;
chi terzeruolo e artimon rintoppa
tal, non per foco ma per divin’arte,
bollia là giuso una pegola spessa,
che ’nviscava la ripa d’ogne parte.
Dante ha sicuramente visitato l'arsenale tanto da esserne rimasto impressionato e da descriverlo nella divina commedia
Un busto posto a fianco dell'ingresso lo ricorda.

L'indotto dell'arsenale
Non lontano dall'arsenale vi erano altri due importanti impianti pubblici: i magazzini dei cereali ed i forni, entrambi in riva degli Schiavoni.
Nei forni si preparavano i biscotti e le gallette per tutte le navi della Repubblica e per le guarnigioni.

Ma tutto intorno pullulavano attività correlate alla costruzione delle navi.
Basta una passeggiata attorno all'arsenale per trovare calli dei Bombardieri, dei Corazzieri, della Pegola (pece), del Piombo, delle Ancore, degli scudi e delle Vele.
Napoleone e l'Arsenale
Il generale francese Serrurier, pochi giorni dopo l'entrata dei francesi a Venezia trasmette al Direttorio una entusiastica descrizione del complesso:
"Fui a visitare l'arsenale e vidi tutto... Questo è uno dei più belli del Mediterraneo e racchiude tutto ciò che occorre ad equipaggiare da qui a due mesi una flotta di 7 vascelli da 74 cannoni, 6 fregate da 30 e 40 cannoni e cinque cutter. Vi è una immensa artiglieria tanto in ferro che in bronzo, fonderie, officine... una corderia superba, cantieri della più grande bellezza.
Tutti i depositi sono pieni di legnami, di rame, di ferro, di catrame e di tele. Vi sono circa 10.000 fucili, 6.000 pistole (...) Tutte le officine sono nella più grande attività".

Di tutto questo rimase ben poco dopo che i Francesi, sapendo di aver già ceduto Venezia al nemico Austriaco in cambio della pace, si dedicarono a saccheggiare a più non posso l'Arsenale.
Quanto qui di seguito descritto è analiticamente documentato nell’opera "Venezia Scomparsa" di Alvise Zorzi. I Francesi sequestrarono e portarono in patria le seguenti imbarcazioni presenti nell'arsenale:
10 vascelli di linea da 70 cannoni
11 vascelli di linea da 66 cannoni
1 vascello di linea da 55 cannoni
13 fregate da 42 e 44 cannoni
2 fregate da 32 cannoni
3 brick da 10 cannoni
2 cotter da 10 cannoni
1 goletta da 16 cannoni
1 bombarda da 5 cannoni
16 cannoniere con un pezzo da 40 e 4 da 6
31 obusiere con 2 obici da 40 e 4 pezzi da 6
10 galleggianti con 2 cannoni da 30
1 batteria galleggiante con 7 pezzi da 50 sul perno
40 passi armati con un pezzo da 20 e 4 da 6
23 galee
7 galeotte da 30 e 40 remi
7 sciambecchi
5 feluche
Per un totale di 184 legni da guerra.
Altre navi, appartenenti alla flotta della Repubblica, come i vascelli di primo rango Eolo, San Giorgio, Vulcano e Medea, il vascello di secondo rango Fama, le fregate leggere Palma, Bellona, Medusa e Cerere e la fregata grossa Gloria Veneta vennero sequestrate e inviate in Francia.
L'intera flotta a difesa della laguna venne sequestrata e divenne parte della flotta francese: 37 legni tra galere, sciambecchi, galeotte e feluche ed oltre 168 tra barche, cannoniere, obusiere, passi galleggianti, bragozzi e piedighi, per un totale di ben 205 imbarcazioni da difesa.
Inoltre, l’occupante trafugò, varandoli o finendo di allestirli, i seguenti legni veneziani costruiti dalla Repubblica in Arsenale, da subito gallicamente battezzati:
vascello di l rango La Harpe
vascelli di ll rango Stingel e Beraud
fregate Carrier e Muiron.
Dalle vecchie sale d’armi dell’Arsenale furono asportate armi sufficienti per equipaggiare 20.000 soldati francesi. Inoltre, dalle nuove sale d’armi vennero asportati 10.000 fucili, un numero indefinito di archibugi, 6.000 pistole, il tutto con le relative munizioni oltre ad armi bianche con cui furono equipaggiati altri 30.000 soldati francesi.
Dal reparto d’Artiglieria dell'Arsenale furono asportate 5293 bocche da fuoco, delle quali 2518 in bronzo ed il rimanente in ferro. In laguna erano operativi altri 750 pezzi d’Artiglieria, tra colombine, cannoni, falconetti, petriere ed obusiere.
Dal Parco delle Bombarde (detto il Giardin di Ferro) fu asportata l’intera raccolta di munizioni per l’artiglieria.
Dagli altri depositi dell'Arsenale furono trafugati pece, sevo, fanali, cavi, sartiami, vele, telame, ferramenta, legno frassino e faggio, chiodi remi, ancore, catene, per ostruzione dei porti, stoppa, balle di canape, carbone, strumenti nautici, raffineria, salnitro, piombo, paranchi, officina di falegnameria, modelli navali (molti oggi al museo della Marina di Parigi), oltre a sartiami, alberi, pennoni, cannoni e proiettili per allestire ed armare dodici vascelli da 74 cannoni. Furono persino asportati gli enormi calderoni per l’ebollizione della pece. La cassaforte dell’Arsenale fu sfondata e svuotata.
Non contenti i soldati francesi si accanirono contro tutto ciò che non potevano portar via.
Tutte le navi, grandi e piccole, che si trovavano nell’Arsenale furono affondate, quelle che non erano negli scali ebbero segata la chiglia e rotti i puntelli a colpi d’accetta così che si rovesciassero sul fianco. Tutto ciò perché non si voleva che potessero essere utilizzate dai futuri padroni (gli Austriaci) che a breve avrebbero occupato la città.
Ma quello che fu vero vandalismo gratuito è stata la distruzione degli stucchi delle sale d’armi e quelle dove si conservavano i disegni dei modelli, con le mazze ferrate distrussero tutto ciò che fu possibile, i gradini delle scale compresi.
A Venezia rimasero solo i materiali di scarso valore. Nemmeno una palla da cannone doveva rimanere a Venezia dal momento che doveva essere, presto, consegnata all'Austria.
Per ultimo toccò al Bucintoro, la meravigliosa nave del Doge, che venne presa dall'Arsenale e portata a San Giorgio, di fronte a Palazzo Ducale, e fatta bruciare per tre giorni fino a ridurla in cenere.
Napoleone consegnò al nemico Austriaco, con cui si era accordato a Campoformio, una città in condizioni rovinose.
L'arsenale nei tempi moderni
Con il ritorno dei francesi nel 1805 l'Arsenale venne modificato con l'apertura del canale della Porta Nuova per permettere alle navi militari di entrare "dal retro" senza passare dal bacino di San Marco.

Durante la dominazione austriaca e poi con il governo italiano l'arsenale venne adattato alle esigenze della Marina Militare. Durate il primo conflitto mondiale, l'arsenale venne completamente svuotato da tutti gli impianti produttivi nel timore che potesse finire in mano nemica.
Dal 2013 parte dell'arsenale è stata ceduta al Comune di Venezia e viene aperta ad altri utilizzi e recentemente ha ospitato diverse edizioni della Biennale d'arte e di architettura.
