Il Sansovino fu il più significativo architetto del Cinquecento a Venezia e le sue opere influenzarono profondamente gli architetti successivi, tra tutti specialmente il Palladio ed il Longhena.
Jacopo Sansovino
"Sansovino" era il soprannome di Jacopo Tatti, lo scultore ed architetto che introdusse a Venezia il classicismo. Nato a Firenze, nel 1486 inizia la formazione nella bottega di Andrea Sansovino, di cui assunse il cognome e le sue opere giovanili si ispirano, ovviamente, a quelle di Michelangelo.
Dal 1516 fino al 1527 l'artista soggiornò a Roma. Dopo alcuni lavori poco significativi fugge dalla città dopo il sacco di Roma e si trasferisce a Venezia dove porta il gusto classico e lo fonde con lo stile veneziano.
Nel 1529 viene nominato direttore dei lavori delle Procuratie in Piazza San Marco ed inizia una lunga serie di cantieri che lo impegnano sia con la progettazione che con la scultura. Lavori che dettero origine alla "renovatio urbis Venetiarum" fortemente voluta dal Doge Andrea Gritti.
Lo "zoppicante ritardo" dell'architettura Veneziana nel rinascimento
Sappiamo tutti come le costruzioni veneziane rappresentino qualcosa di unico al mondo, questo sia a causa delle condizioni imposte dalla natura lagunare, sia dalla cultura dei veneziani: mercanti che viaggiavano nei luoghi più remoti.
Venezia, con il rinascimento, ebbe un atteggiamento di iniziale rifiuto nell'accettare il ritorno delle forme dell'antichità classica romana, continuando ad incaricare proti (cioè architetti) locali e che costruivano nello stile tradizionale. Il Vasari per primo e molti altri studiosi dell'architettura hanno diffuso la convinzione che Venezia avesse invidiato a lungo le correnti artistiche forestiere senza riuscire a soddisfare il proprio desiderio di un'architettura vitruviana.
A consentire la diffusione del costruire alla romana furono due grandi personalità del 1500 veneziano, il Doge Andrea Gritti (1523-1538) e l'arrivo, nel 1527, dello scultore fiorentino di scuola romana, Jacopo Tatti, detto il Sansovino.
La renovatio urbis ed il Sansovino
Per capire l'entità del processo di renovatio urbis occorre sapere che Venezia era ancora sconvolta dalla crisi politica senza precedenti scoppiata dopo la guerra contro la Lega di Cambrai. La Repubblica si stava riprendendo da un shock che aveva minato la fiducia, mai fin prima messa in discussione, sull'indipendenza politica e ideologica della Serenissima.
Probabilmente il desiderio di rinnovamento, nato, come dice il Cozzi , "fondato sull'ammirazione umanistica per l'antichità classica, aveva cioè il significato di una trasfusione di romanità sul tessuto architettonico ed urbanistico veneziano e insieme di insofferenza per una 'venezianità' che si sentiva un po' provinciale, un po' logora."
La prima pietra di paragone fu la cosiddetta Libreria commissionata al Sansovino.