La Basilica di San Marco, Venezia: i pavimenti.

Foto della Basilica di San Marco

"Una folla di pilastri e di bianche cupole agglomerate in una lunga e bassa piramide dal cromatismo luminoso; un forziere in parte d'oro, in parte d'opale e di madreperla. In basso si aprono cinque arcate ricoperte sul soffitto da splendidi mosaici, e alla base da sculture di alabastro chiaro come l'ambra e delicato come l'avorio; sculture fantastiche, sinuose, di palme e di gigli, uva e melograni, uccelli posati e in volo fra i rami, avvolti in un intreccio infinito di fiori e di piume; e in mezzo forme solenni di angeli..."

John Ruskin - Le Pietre di Venezia

Basilica della Salute a Venezia

 

Facciata della Basilica di San Marco

Dettagli della facciata sud, vista dalla Piazzetta

La facciata meridionale anticamente aveva un grande portale, detto nell’ottocento 'Porta da Mar' che collegava l'atrio o nartece, alla Piazzetta e il molo. Nel ‘500 la realizzazione della cappella Zen e il conseguente tamponamento marmoreo determinò la sua chiusura e la perdita dell'entrata principale a sud. La magnifica decorazione ora pare non essere giustificata ma in realtà essa era corollario della porta e della parte di basilica che si vedeva appena giunti dal mare.

Il coronamento gotico di questo lato culmina nelle statue delle Virtu` Giustizia–Venezia e della Fortezza; entro le edicole sono collocate le statue di San Nicola di Bari, e Sant’Antonio abate eseguite da Nicolò Lamberti nel XV secolo. Situato tra i due arconi c’è il mosaico della “Vergine orante”, detta “Madonna del fornaretto”, in ricordo del “povero fornaretto” di Venezia.

Si narra che nel 1507 Pietro Faziol, un giovane fornaio, venne impiccato tra le colonne della Piazzetta, perche ingiustamente accusato di assassinio; poco dopo il vero colpevole confessò e i magistrati per ricordare l’erronea condanna fecero collocare ai lati della Madonna due lampade votive.

Sull'angolo sinistro è collocato il mosaico che rappresenta San Cristoforo con il piccolo Gesù trasportato sulla spalla, mentre attraversa il torrente, a destra invece San Nicola di Bari vescovo di Myra, con pastorale e mitra che sorregge il libro su cui poggiano tre palle d'oro che rappresentano in realtà dei sacchetti di monete d'oro.

 

Dettagli della facciata principale

Facciata principale, lato sinistro

Facciata della Basilica, portale principale

Facciata della Basilica, lato destro

Basilica di San Marco, i capitelli

Basilica di San Marco, lato nord, piazzetta dei leoncini

Basilica di San Marco, particolari

Foto di Francesco Bianco

I pavimenti della Basilica di San Marco

La Basilica di San Marco a Venezia è rinomata per l'eleganza dei suoi interni, dominati da un'atmosfera dorata grazie ai suoi mosaici, ma un altro elemento artistico che merita attenzione è il suo pavimento, spesso sottovalutato in mezzo a tanta magnificenza. Questo pavimento si distingue per la sua complessità e bellezza, realizzato con tecniche antiche che combinano la maestria artigianale con l'arte geometrica.

Infinite trame

Il pavimento della basilica presenta un vasto assortimento di tessere marmoree che variano in dimensione e colore, creando un effetto visivo magico. Si possono osservare grandi lastre di marmo di Proconneso, che sotto la cupola centrale, sembrano formare un "mare" di marmo. Accanto a questi, ci sono disegni bidimensionali realizzati con tecniche come l'opus sectile e l'alexandrinum, che combinano porfidi rossi e serpentini verdi, offrendo una visione di purezza e ricerca geometrica. L'opus tessellatum, con tessere di marmo accostate, forma disegni con effetti prospettici studiati dal celebre artista del Quattrocento, Paolo Uccello, che ha lasciato il suo segno con figure come ottagoni, quadrangoli, tenaglie, tondi, icosaedri e dodecaedri.

Tessere che nascondono codici e simboli

Queste opere d'arte marmoree non sono solo estetiche ma hanno anche un significato simbolico. La tessitura del pavimento, secondo Raffaella Farioli Campanati, trova il suo riferimento tipologico nell'Apostoleion giustinianeo di Costantinopoli, suggerendo un legame archeologico con il passato bizantino. La datazione del pavimento si colloca probabilmente prima del 1110-1150, confermando che la superficie marmorea esisteva già alla dedicazione della basilica nel 1094 durante il dogado di Sebastiano Ziani.

Significati oltre l'apparenza

Il pavimento della basilica rappresenta una sorta di "vangelo di pietra", che non solo decora ma comunica un messaggio teologico. Esiste una consonanza tra i mosaici celesti (pars coelestis) e il pavimento terrestre (pars terrestris), dove le geometrie del pavimento nascondono simbolicamente l'iconografia sacra, evitando che eventi e soggetti sacri vengano calpestati. Questo concetto è approfondito da Raffaele Paier, che ha dedicato anni allo studio del manto di pietra della basilica.

Manutenzioni e restauri

Nel corso dei secoli, il pavimento ha ricevuto vari interventi di manutenzione e restauro. Uno dei primi documenti puntuali sul pavimento è il disegno in scala 1:100 di Antonio Visentini tra il 1725 e il 1729, che ha dettagliato la forma e la disposizione delle tessere marmoree. Nel XIX secolo, Ferdinando Ongania e l'architetto Nicolò Moretti hanno ulteriormente documentato il pavimento con rilievi dettagliati, portando alla luce la complessità e la bellezza delle decorazioni marmoree.

Protagonisti del restauro: Meduna, Saccardo e Marangoni

Il restauro ha visto la partecipazione di figure come Giovambattista Meduna, che negli anni '60 del XIX secolo ha rinnovato il pavimento della navatella sinistra, e successivamente Pietro Saccardo, che ha affrontato il degrado delle nuove tessere con marmi antichi provenienti da Roma. Luigi Marangoni ha continuato quest'opera, focalizzandosi sul battistero negli anni '30 del XX secolo.

Il problema dell'acqua alta

Nel dopoguerra, Ferdinando Forlati ha esteso i restauri al pavimento davanti al Tesoro e nel nartece, introducendo un sistema di scarico per l'acqua di marea che periodicamente allaga questi spazi. La conservazione del pavimento è stata oggetto di studi approfonditi, con tecniche come la fotogrammetria e l'uso di ortofoto 3D per monitorare lo stato di conservazione.

Inoltre, più di recente, per proteggere il pavimento della Basilica di San Marco dall'acqua alta sono stati realizzati:

  • Barriere in vetro: Installate barriere trasparenti alte 130 cm per proteggere la Basilica quando l'acqua supera i 90 cm, con problemi di gestione segnalati nel 2024.

  • Interventi nell'area marciana: Ristrutturazione dei sistemi di drenaggio sotto Piazza San Marco per migliorare la gestione dell'acqua, con un costo di circa 30 milioni di euro.

  • Tappi antigalleggiamento: Introduzione di "tappi" nei gatoli per prevenire l'80% degli allagamenti del nartece.

 

Overtourism e pavimenti 

La sfida della conservazione moderna del pavimento è mantenere l'integrità storica e artistica mentre si garantisce l'accesso ai fedeli e ai visitatori. L'usura dovuta al calpestio e l'umidità sono stati gestiti con l'applicazione di teli o tappeti protettivi, evitando soluzioni invasive come i percorsi sospesi che potrebbero peggiorare la situazione. L'uso di materiali come il vinile per i teli ha permesso di proteggere la superficie, facilitare l'evaporazione dell'umidità, e ridurre il rumore del calpestio.

Documentazione

La documentazione e il restauro del pavimento della Basilica di San Marco sono stati oggetto di numerosi studi accademici e pubblicazioni, che hanno analizzato nei dettagli la stratigrafia, i materiali utilizzati, le modalità di posa e i fattori di degrado. Questo lavoro ha coinvolto esperti come Guido Biscontin, Luciano Caglioti e altri, dimostrando l'importanza culturale e artistica del pavimento nel contesto più ampio della basilica.

I pavimenti all'interno della Basilica di San Marco

Luoghi e simboli nel pavimento della Basilica

Il percorso

Chi desidera percorrere il meandro marciano così come l'ha concepito l'ignoto architetto che l'ha progettata dovrebbe entrare nella Basilica di San Marco non dalla Piazza, ma dalla Piazzetta, attraverso la Cappella Zen, chiusa al pubblico dal 1505, tramite l'antica Porta da Mar.
Questo ingresso conduce immediatamente nel nartece occidentale, sotto la Cupoletta della Genesi, che è l'inizio, l'incipit di tutte le raffigurazioni marciane. Qui, la narrazione biblica si snoda attraverso i sei giorni della Creazione (Esamerone), poi descrivendo gli effetti del peccato originale con scene come Caino che uccide Abele, la Maledizione di Caino, la Costruzione dell'arca, il Diluvio universale, l'Uscita dall'Arca e il Sacrificio di Noè.

Il nartece

Sul pavimento del nartece, si trova un semicerchio con sei corone concentriche che diventano sempre più piccole verso il centro. Questi cerchi presentano vari motivi geometrici, dai grandi cerchi esterni ai piccoli quadratini multicolori interni. Questo semicerchio conduce alla navata laterale destra tramite la Porta di San Clemente, che appare sopra l'architrave con vesti liturgiche e tiara. Al di sopra dell'ingresso principale, c'è un grande parallelepipedo chiamato Pozzo, che si estende dal pavimento fino all'arcone del Paradiso.

Abramo e Noè

Simmetricamente, dall'altro lato del nartece, si trovano la Cupoletta di Abramo e l'Arcone dell'ebbrezza di Noè o della Torre di Babele. La Cupoletta di Abramo illustra momenti chiave della vita del patriarca ebraico, dalla rivelazione di Dio a lui, all'incontro con Melchisedec, alla nascita di Ismaele e alla circoncisione della sua famiglia. Anche qui, il pavimento mostra un semicerchio diviso in nove settori, con un centro nero e motivi geometrici simili a quelli del semicerchio opposto, accessibile tramite la Porta di San Pietro.

La riconciliazione

Le due semirotae sul pavimento sono legate ai temi delle cupole soprastanti, rappresentando la riconciliazione tra Pagani e Israele, secondo la teologia di San Paolo. La Crocifissione di Cristo, raffigurata al centro, funge da mediatore tra questi due popoli, simboleggiando la Chiesa come una nuova creazione.

Giuseppe e Mosè

Tra il Portale di Sant'Alipio e la Porta della SS. Vergine, il pavimento presenta due distinti brani: un quadrato con losanghe che racchiudono cerchi intersecanti e una composizione di quattordici ottagoni, che riflettono le storie dei patriarchi Giuseppe e Mosè. Questi personaggi sono visti come precursori del popolo redento da Cristo, simbolizzando la nuova creazione fondata sul nuovo Adamo-Cristo.

La nascita di Gesù

Nel transetto nord, il tema si sposta sulla nascita del Messia, con immagini da testi apocrifi che trattano gli sponsali di Maria e Giuseppe e l'infanzia di Gesù. Il pavimento presenta un unicorno, simbolo cristologico, che rappresenta l'insuperabile forza di Cristo, catturato nel grembo della Vergine Maria per portare salvezza all'umanità.

Gerusalemme

Il transetto sud esplora il tema delle due Gerusalemme: quella terrena e quella celeste. Il pavimento qui è una rappresentazione geometrica della Gerusalemme dell'epoca di Gesù, con simboli che corrispondono a luoghi sacri come il Tempio, la Torre Antonia, la piscina probatica, la casa di Gioacchino ed Anna, il Golgota, il Sepolcro di Cristo, e le torri di Erode. Questi siti sono codificati in forme geometriche per non profanare l'immagine sacra attraverso il calpestio.

Il tempio

Il Tempio è rappresentato da un cerchio con dodici lobi, simboleggiando la fonte di acqua viva, mentre la Torre Antonia appare come quadrati con triangoli neri per le sue merlature. La piscina probatica è simboleggiata da una serie di portici e un motivo a zigzag per l'acqua. La casa di Gioacchino ed Anna è raffigurata da un quadrato con nove fiori, il Golgota e il Sepolcro da quadrati con motivi di porfido per il sangue e una scacchiera per la vittoria di Cristo sulla morte, e le torri di Erode da esagoni bianchi.

Un percorso che è un viaggio

Questo percorso attraverso la basilica è un viaggio spirituale che riflette la vita di Cristo, la missione degli Apostoli, e la storia della Chiesa, dove ogni dettaglio architettonico e decorativo contribuisce a una narrazione teologica profonda e coerente, offrendo ai fedeli un pellegrinaggio che unisce il tempo e lo spazio sacri.

Disegni dei mosaici pavimentali della Basilica di San Marco

Pavimenti della Basilica, geometrie, scrittori 

Owen Jones

Nel 1856, Owen Jones pubblicò "The Grammar of Ornaments", un'opera pionieristica considerata uno dei primi libri stampati a colori. Questo volume è una vasta enciclopedia dei motivi decorativi utilizzati attraverso i secoli da diverse civiltà per abbellire pareti, facciate e pavimenti. Tra questi, sono inclusi i motivi bizantini, con riproduzioni dei mosaici e delle tarsie della Basilica di San Marco a Venezia. Jones riporta in particolare una selezione dei più interessanti mosaici del pavimento.

John Ruskin

Qualche anno prima, tra il 1851 e il 1853, John Ruskin pubblicò "The Stones of Venice".Chi ama Venezia deve avere in casa almeno una copia di questo magnifico libro.
Nel testo Ruskin descrive la condizione unica di Venezia, una città costruita da un popolo che non aveva accesso diretto alle cave di pietra, costretto a importare materiali preziosi attraverso navi di piccola stazza. Questa situazione portava naturalmente a scegliere materiali di alto valore per compensare il costo e la fatica del trasporto, cosa che ha reso possibile la magnificenza di questa città. Ruskin è affascinato dalla bellezza e dalla stranezza della città lagunare, dove le immagini dei palazzi si riflettono nelle acque, creando visioni fantastiche. Egli parla del Palazzo Ducale in termini di modello di perfezione tra architettura e decorazione, un simbolo di simmetria e fantasia.

Hermann Weyl

Hermann Weyl, nel suo libro "Symmetry" del 1951, esplora la simmetria come una vasta e importante materia nell'arte e nella natura, con radici matematiche. Weyl usa la facciata del Palazzo Ducale come esempio per spiegare la simmetria di traslazione, dove pannelli e motivi si ripetono per riempire lo spazio. Egli discute se la bellezza della simmetria derivi dalla sua utilità in natura o da una fonte estetica indipendente, suggerendo che entrambe potrebbero avere origine nelle leggi matematiche.

Il valore dell'imperfezione

Il concetto di simmetria si è evoluto nel tempo e oggi varia a seconda del contesto scientifico o disciplinare. Tuttavia, mentre Weyl sottolinea la simmetria nella facciata del Palazzo Ducale, Ruskin apprezza anche la rottura della simmetria. Egli nota come, nel gotico, l'imperfezione e la varietà sono valori estetici, dove la simmetria può essere sacrificata per funzionalità o per creare sorpresa, come dimostrano le finestre del Palazzo Ducale.

George Polya

Le strutture matematiche dietro le simmetrie ornamentali, come i gruppi cristallografici, sono state identificate solo alla fine del XIX secolo e all'inizio del XX. Architetti e artisti di varie epoche hanno inconsciamente utilizzato queste strutture molto prima della loro formalizzazione matematica. George Polya nel 1924 ha classificato tutte le possibili simmetrie delle decorazioni piane.

Escher

Parlando di simmetria, è impossibile non menzionare la Basilica di San Marco, dove il pavimento offre un'ulteriore esplorazione di queste idee. La magnificenza dei mosaici murali distoglie l'attenzione dal pavimento della basilica che è un capolavoro di fantasia creativa. Gli artisti hanno utilizzato le strutture matematiche in modo tale da non limitare la loro immaginazione, creando infinite variazioni decorative, come commentato da artisti come M.C. Escher e teorici come Ernst Gombrich.

Andrè Bruyère

André Bruyère, con il suo volume "Sols. Saint-Marc, Venise" del 1990, porta l'attenzione sui mosaici del pavimento della basilica, sottolineando come queste opere d'arte siano spesso nascoste dalla routine e dall'abitudine, ma meritino di essere apprezzate come "nostri antichi segreti".
Bruyère invita a "guardare dove si mettono i piedi ma non smettere di sognare", sottolineando la meraviglia nascosta sotto i nostri passi.

Barral I Altet

Xavier Barral Altet, in un libro dedicato ai pavimenti musivi di Venezia, Murano e Torcello, fa notare che questi pavimenti, sebbene abbiano colpito molti ricercatori, restano in secondo piano rispetto ai mosaici murali. Barral I Altet descrive la storia della costruzione della basilica, iniziata nel IX secolo e ricostruita nel XI, con l'aggiunta dei pavimenti musivi probabilmente nel XII secolo.

 

Testi: 
 

O. JONES (1856) The Grammar of Ornament, Day and son, London.

 

J. RUSKIN (1932) Le pietre di Venezia, a cura di A. Guidetti, Utet, Torino.

 

H. WEYL (1962) La simmetria, Feltrinelli, Milano.

 

E. GOMBRICH (1984) Il senso dell'ordine, Einaudi, Torino.

 

M. C. ESCHER (1958) Le remplissage périodique d'un plan, Utrecht. (Ristampato in J. L. Locher (1981), La vie et l'oeuvre de M. C. Escher, Chene/Hachette, Paris, pp. 155-174).

 

ANDRE' BRUYERE (2002) Sols. Saint-Marc, Venise, 2a ed., Imprimerie Nationale Editions, Paris.

 

XAVIER BARRAL I ALTET (1985) Les Mosaïques de pavement medievales de Venise, Murano e Torcello, Picard, Paris.

 

Foto degli interni della Basilica

Il rivestimento in mosaico delle pareti e dei soffitti

Foto di Francesco Bianco di Portogruaro

La Pala d'oro

La presenza della pala d'oro nella Basilica è quasi un miracolo dal momento che è incredibilmente sfuggita alla razzia napoleonica.

La grandiosa opera di oreficeria venne prodotta appositamente per la basilica nel X secolo ed arricchita fino al XIV.

Il primo documento che la cita risale alla fine del X secolo, quando il doge Pietro Orseolo I la ordinò a Costantinopoli nel 976-978.

Fu arricchita e ampliata durante il dogato di Ordelaffo Falier (nel 1105), e ancora ulteriormente nel 1209, dopo la conquista di Costantinopoli, su incarico di Pietro Ziani: a questa fase appartengono i sette grandi smalti del registro superiore, forse provenienti dal monastero del Pantocrator della capitale bizantina.

L'ultimo intervento fu ordinato dal doge Andrea Dandolo nel 1342, incaricando l'orafo veneziano Giovanni Paolo Boninsegna: venne rifatta la cornice e riordinati gli smalti in un insieme di gusto gotico. La firma dell'orefice venne riscoperta nel restauro del 1847

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    John Ruskin -  Le Pietre di Venezia

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    John Ruskin