Chiesa di San Francesco della Vigna

Chiesa di San Francesco della Vigna, facciata di Andrea Palladio

La chiesa ed il convento di San Francesco della Vigna

Un area scarsamente popolata

La fascia di territorio prospiciente la laguna a settentrione, delimitata a sud dal lungo canale di San Giovanni Laterano e di San Francesco e compresa fra i Santi Giovanni e Paolo e l' Arsenale, rimase per lunghi secoli quasi disabitata.
Evidentemente la scarsa solidità del terreno, la sua esposizione a nord, l'insediarsi di particolari attività quali i depositi di legname che richiedevano larghi spazi liberi, impedirono che su queste aree si sviluppasse, come in altre parti della citta, un'edilizia qualificata a carattere intensivo.

E sufficiente il confronto tra questa zona e quella altrettanto marginale di Cannaregio, pur essa ottenuta con successive opere di imbonimento, per stabilire la differenza d'uso. Infatti anche se molte aree del sestiere di Cannaregio erano tenute ad orti, appaiono meglio organizzate e comunque legate all'esistenza di case e palazzi secondo un rapporto di stretta appartenenza.

La donazione 

Questa disponibilità di terreni si verifica non solo nei primi secoli ma anche nel Trecento e ancora, per certe parti, nel Cinquecento. Prova di quanto si afferma sono le concessioni di insediamento fatte dalla Repubblica agli ordini religiosi per la fondazione di chiese e monasteri. Risale al 1234 la donazione di terreni da parte di Jacopo Tiepolo ai frati domenicani dei Santi Giovanni e Paolo e al 1253 un'altra donazione di Marco Ziani, figlio del doge Pietro, a Frati Minori di un vasto spazio tenuto fino a quell'epoca a vigna, unitamente a delle case ed una chiesetta. 

Si costruisce il monastero e la chiesa gotica

Il monastero e l'adiacente chiesa di San Francesco della Vigna vennero fondati nel 1253 dall'ordine dei Frati Minori o Predicatori.
La tradizione narra che il preesistente piccolo oratorio intitolato a San Marco fosse stato edificato a ricordo del breve, leggendario soggiorno dell'Evangelista su queste terre durante il suo viaggio verso l'Oriente.

Descrizione Urbana ed Edilizia alla Fine del Quattrocento

Alla fine del Quattrocento, la situazione urbana ed edilizia del complesso di San Francesco è delineata con precisione dal de' Barbari. La chiesa prospetta su un vasto spazio ancora non pavimentato con la facciata tripartita da lesene, aperta da un rosone centrale e con linea di coronamento a spioventi conclusi da edicole marmoree.

 

Chiesa di San Francesco della Vigna
Chiesa di San Francesco della Vigna

 

Il fianco destro, a quell'epoca prospiciente uno spazio cintato di appartenenza al convento e adibito ad orto, al pari di quello retrostante le absidi, si presenta scandito da lesene e dai lunghi finestroni ogivali. Il campanile sorgeva a ridosso della zona absidale ed era sormontato dalla tipica cuspide conica. Sul fianco sinistro si appoggiavano i corpi di fabbrica del convento che raggiungevano il margine lagunare. Questi sopravanzavano la linea della facciata con la quale componevano un angolo retto e costituivano uno dei lati del campo che si allargava poi in un ampio spazio incolto confinante con le mura di cinta del convento di Santa Giustina.

 

La Ricostruzione della Chiesa sotto il Doge Andrea Gritti

Demolita nella prima metà del 500, la Chiesa venne ricostruita con vera magnificenza. Molte famiglie patrizie la scelsero come sepoltura e la arricchirono di capolavori d'arte e vi costruirono artistici altari.

Al primitivo conventino, consistente in un semplice chiostro accanto alla chiesa, si unì il grandioso convento quattrocentesco formato da tre grandi chiostri: uno maggiore con archi e colonne tutt'intorno, di cui un lato prospettava sulla laguna; e due minori in testa ad esso, dalla parte della Chiesa.

Questa ricostruzione iniziò nel 1534 quando il doge Andrea Gritti, nel porre la prima pietra della nuova chiesa di San Francesco, affermò la propria intenzione di attuare un programma di valorizzazione edilizia di quella zona di Castello, dove tra l'altro lo stesso Doge possedeva alcune case. 

Il palazzo della Nunziatura

Il Doge Andrea Gritti possedeva il grandioso edificio rinascimentale d'angolo detto «della Nunziatura» perché adibito a sede dei nunzi apostolici,  si pose mano alla ricostruzione della chiesa di San Francesco. I lavori iniziarono nel 1534 secondo i disegni di Jacopo Sansovino al quale era stata affidata la progettazione del nuovo edificio.

Curiosità: l'influenza filosofica di Francesco Giorgi

Nel 1525, il frate minorita Francesco Giorgi aveva dato alle stampe un'opera «Harmonia mundi totius», che suscitò un certo interesse negli ambienti culturali veneziani per alcune teorie legate alla tradizione ermetico cabalistica dei numeri magici posti in rapporto con una concezione armonica del creato.
Quando Jacopo Sansovino fu chiamato a stendere il progetto di San Francesco della Vigna, il doge Andrea Gritti chiamò il Giorgi a controllare e, se necessario, a modificare il modello presentato dall'architetto in base alle sue teorie filosofiche che trovarono nella chiesa pratica applicazione, come sta a dimostrare il memoriale steso dal Giorgi nel 1535 e controfirmato dallo stesso Sansovino, da Tiziano e dal Serlio.

Struttura e Variazioni del Nuovo Edificio

In realtà, l'edificio realizzato presenta alcune varianti rispetto al disegno originario, oggi riconoscibile soltanto nella cosiddetta «medaglia Spinelli». La cupola, a pianta ottagonale di ispirazione toscana, al pari della facciata, costituiva uno degli elementi fondamentali del discorso spaziale sansoviniano; essa non venne mai eretta e la copertura venne risolta con una volta a padiglione estesa uniformemente sulla navata e sul transetto. Tale struttura costituì una sorta di compromesso con le idee del Giorgi che imponevano un soffitto piano. Anche le soluzioni piuttosto sommarie attuate nel secondo ordine sembrano suggerire un minor impegno del Sansovino che aveva dovuto subire, certamente di malavoglia, i condizionamenti impostigli dal Gritti.

Planimetria della Chiesa

Planimetricamente, la chiesa è a croce latina, con ampia navata centrale fiancheggiata da una serie di cinque cappelle per lato che interpretano nella nuova concezione classica la funzione delle navate laterali. Lo spazio delle navate, anticamente continuo e scandito solo dai pilastri isolati a sostegno delle arcate, viene ora suddiviso da setti murari che raggiungono il muro d'ambito creando degli spazi in successione singolarmente conclusi. Il piano si conclude con un profondo corpo del presbiterio, di pianta perfettamente rettangolare, diviso in due parti da un altare passante dietro al quale era stato posto il coro dei monaci. Soltanto la lettura della pianta permette di individuare i due corridoi laterali, adibiti a servizi, compresi tra il muro perimetrale e quello interno che definisce la larghezza del presbiterio.

Ingressi Lateral nel Transetto

Nelle due pareti di fondo della testata del transetto si aprono gli ingressi laterali: a sinistra quello privato del convento, a destra quello pubblico che immette sul campo della Confraternita che venne costituendosi all'epoca della ricostruzione della chiesa sullo spazio prima tenuto ad Orti. Questo intervento liberò completamente il fianco destro dell'edificio sansoviniano e modificò la composizione urbana della zona introducendo nuovi motivi funzionali e visivi costituiti dai due campi successivi la cui continuità spaziale avviene tra la facciata della chiesa e il palazzo della Nunziatura. Anche il canale si inserisce ora nel sistema, sia pure in forma marginale. Il cavalcavia a colonnato che unisce il palazzo della Nunziatura all'edificio opposto lungo il canale, precludendolo ulteriormente alla vista, fu eretto solo nel XIX secolo quando l'antica residenza dei nunzi apostolici passò ai frati francescani.

Completamento della Facciata da Palladio

A circa trent'anni dal suo inizio, la chiesa era ancora priva della facciata. A erigerla fu chiamato, nel 1562, Andrea Palladio che aveva da poco redatto il progetto della chiesa di San Pietro di Castello riscuotendo unanimi consensi negli ambienti culturali della città. L'artista accolse questo incarico come una nuova occasione per sperimentare le sue teorie che perseguivano un ideale di classicità, malgrado i limiti che gli venivano forzatamente imposti dalla preesistenza della chiesa sansoviniana. Il Palladio accentuò l'altezza del corpo centrale che concluse con un frontone triangolare poggiante su quattro colonne corinzie che si impostano su un alto basamento sviluppato anche lungo le ali.

Dettagli della Facciata di Palladio

Il disegno è ad un solo ordine ma la trabeazione mediana, in forte aggetto, che compone la linea orizzontale delle navate laterali, viene riproposta al centro a coronamento del portale. Quest'ultimo, a causa della notevolissima altezza, presenta l'arco chiuso da una lastra di pietra lavorata a raggi concentrici a rilievo. L'asse mediano lungo il quale sono concentrati i motivi architettonici più ricchi e di maggiore evidenza quali il portale riquadrato da due colonne, il finestrone centinato e lo stesso tondo con l'aquila in rilievo del frontone, il discorso compositivo si sviluppa verso le ali con superfici piane trattate a riquadri entro i quali figurano iscrizioni e con le due nicchie le cui statue bronzee, opera di Tiziano Aspetti, costituiscono nel biancore del marmo l'elegante contrappunto cromatico di raccordo.

L'aquila posta al centro del timpano, con la scritta "Renovabitur" si riferisce probabilmente a quanto scrive Sant'Agostino, a proposito del versetto salmico “renovabitur ut aquilae iuventus tua”. Egli racconta che l’aquila spezza il becco troppo cresciuto contro una pietra per poter tornare a cibarsi, alludendo al sacrificio con cui il cristiano deve infrangere la sua corporeità, che gli impedisce di nutrire l’anima, contro la roccia di Pietro e della sua Chiesa.

La Facciata Vista dalla Fondamenta di Santa Giustina

A chi proviene dalla fondamenta di Santa Giustina, la facciata della chiesa appare parzialmente occultata dal palazzo dei Nunzi che il Palladio forse intendeva demolire per ottenere una totale fruizione dell'edificio sacro, in accordo con la metodologia generale applicata in tutti i suoi interventi.

Rimanenze e Restauri del Monastero

La struttura fu in parte rimaneggiata verso la metà del XVIII secolo. Le fabbriche del monastero si pongono, come si è visto, tra la chiesa e la laguna e rappresentano uno dei più interessanti esempi di architettura gotica trecentesca ancora esistenti e praticamente intatti grazie anche ad un recente restauro. Tre sono i chiostri che formano il complesso ma mentre i primi due, consecutivi e addossati alla chiesa, sono completi di porticato lungo tutti i lati, il terzo, di grande ampiezza, si presenta oggi con i due soli lati interni costruiti, così che lo spazio del cortile si apre e si dilata sulla laguna.

I Porticati e le Strutture Moderne

I porticati sono costituiti da una serie di arcate in laterizio a vista poggianti su agili colonne di pietra il cui semplice capitello è sormontato da una sorta di basso pulvino. La pavimentazione è formata dalla successione ininterrotta di pietre tombali appartenenti a nobili famiglie veneziane e a personaggi che si sono distinti in vari campi di attività. Sulle arcate si leva il piano dei dormitori il cui sistema distributivo a celle appare dalla serie continua di piccole finestre fra loro equidistanti. A contaminare la bellezza del luogo concorrono le fastidiose strutture dei due gasometri.

L'arrivo di Napoleone e la soppressione del convento

Durante la soppressione del 1810 il convento divenne caserma della marina e poi, sotto l'Austria, caserma d'artiglieria. Molti locali vecchi e cadenti, inservibili agli usi di casermaggio, furono demoliti. Furono inoltre murate le colonne a tramontana del grande chiostro.

Recenti restauri

Il convento venne ricomperato nel 1881.
Negli anni 1953 - 1956 furono fatti radicali lavori di restauro: demolita la loggia esterna, scoperte tutte le colonne murate nei due lati del grande chiostro, rinnovate tutte le pareti corrose dalla salsedine, infrescate tutte le travature annerite dal tempo e demolite altre sovracostruzioni minori.

Nel 1955 all'estremità ovest venne costruita un nuova ala ad uso portineria e Curia Provinciale (trasferita nel 2004 nel convento di Marghera). Dal 1989 il convento di S. Francesco della Vigna è sede dell'Istituto di Studi Ecumenici, sorto a Verona, S. Bernardino, nel 1981.

Facciata, dettagli

Chiostro del pozzo

Chiostro del giardino

Opera: Maria Madre di Gesù in un giardino

La Pala Bellini a San Francesco della Vigna

La Vergine col Bambino tra i santi Giovanni Battista, Francesco, Girolamo, Sebastiano e un donatore (1507)

Olio su tavola trasportato su tela, 97x141 cm

Chiesa di San Francesco della Vigna, Venezia

L'opera venne richiesta al pittore da Giacomo Dolfin per la cappella che egli aveva nella vecchia chiesa. L'immagine del committente inginocchiato sulla sinistra venne completamente ridipinta in epoca tardo cinquecentesca forse in coincidenza con il cambio di ubicazione del dipinto ricollocato nella nuova chiesa sull'altare della cappella dove aveva sede la Confraternita della Concezione. Il nuovo ritratto poteva quindi raffigurare un membro eminente di tale confraternita, il quale reca per altro gli attributi iconografici di San Giacomo costituiti dalla conchiglia e dal bastone del pellegrino, probabile riferimento al nome dell'effigiato, lo stesso dell'originario committente. Le figure della Vergine col Bambino riprendono ad evidenza quelle della Pala Barbarigo, ma a differenza di altri dipinti di analogo formato già realizzati da Bellini, si collocano leggermente più in alto dei santi che li affiancano. Alle loro spalle si distende un bel paesaggio che forse ha subito le conseguenze di una parziale decurtazione dell'opera nella parte alta. È opinione condivisa dalla critica che nella stesura del dipinto il maestro si sia avvalso della collaborazione della bottega, forse per l'esecuzione di qualcuno dei santi

Il Cristo "parlante"

Il crocifisso nella Chiesa di San Francesco della Vigna

Nella Chiesa di San Francesco della Vigna si può ammirare un Cristo Parlante considerato anche miracoloso. È una scultura lignea di notevoli dimensioni, di finissima fattura, una vera opera d’arte che gli studiosi datano a cavallo del 1300/1400.

È stato riscoperto da poco in quanto è stato per lungo tempo lasciato nei depositi del convento ma si ha notizia che nel basso medioevo era esposto nella parte riservata alla clausura maschile ed era oggetto di venerazione anche da parte delle donne devote che, sfidando la scomunica, si introducevano per pregare al suo cospetto.

Era ridotto in cattivissime condizione preda di muffe e tarli. La Save Venice, per fortuna, ha disposto per il suo restauro.

Ma come mai è chiamato Cristo parlante?
Perché la testa della scultura è stata scavata all’interno nel cui vano risultante era sistemato un meccanismo che, attraverso una cordicella, veniva azionata la lingua che emetteva un gemito con emissione di fumo indicante il momento del trapasso di Cristo. Una parte del meccanismo è stato, durante il restauro, rinvenuto all’interno della testa. Per Venezia questo tipo di sculture rappresenta una rarità, mentre per in centro Italia queste opere erano frequenti e venivano usate durante le celebrazioni pasquali.

A parte le credenze popolari il Cristo, alto circa un metro e novanta, è una magnifica opera d’arte.

English text version

San Francesco della Vigna Church

An Area Sparsely Populated

The strip of land facing the lagoon to the north, bounded on the south by the long canal of San Giovanni Laterano and San Francesco, and lying between Santi Giovanni e Paolo and the Arsenal, remained almost uninhabited for centuries. Evidently, the unstable ground, its northern exposure, and the establishment of specific activities like timber storage, which required large open spaces, prevented the development of intensive, quality construction here, unlike in other parts of the city.

A comparison between this area and the equally marginal district of Cannaregio, itself reclaimed through successive landfills, clearly shows the difference in use. Although many areas in Cannaregio were used for gardens, they appear better organized and closely linked to the existence of houses and palaces in a relationship of strict belonging.

 

The Donation

This availability of land was not only evident in the early centuries but also in the 14th century and, for certain parts, in the 16th century. Proof of this is the land grants made by the Republic to religious orders for the establishment of churches and monasteries. In 1234, Jacopo Tiepolo donated land to the Dominican friars of Santi Giovanni e Paolo, and in 1253, Marco Ziani, son of Doge Pietro, donated a vast plot of land previously used as a vineyard, along with some houses and a small church, to the Franciscan Friars Minor.

Building the Monastery and Gothic Church

The monastery and the adjacent church of San Francesco della Vigna were founded in 1253 by the Order of Friars Minor or Preachers. Tradition says that the pre-existing small oratory dedicated to Saint Mark was built to commemorate the brief, legendary stay of the Evangelist in these lands during his journey to the East.

Urban and Building Description at the End of the 15th Century

By the end of the 15th century, the urban and architectural situation of the San Francesco complex is detailed by de' Barbari. The church fronts a large unpaved area, with its facade divided by pilasters, featuring a central rose window and a roofline ending in marble edicules.

Church of San Francesco della Vigna

The right side of the church, at that time facing a fenced area belonging to the convent used as a garden, like the space behind the apses, is characterized by pilasters and long pointed-arch windows. The bell tower, adjacent to the apse area, was topped by a typical conical spire. On the left side, the monastery buildings reached the lagoon's edge, extending beyond the facade line to form a right angle, which defined one side of the square that expanded into a vast, uncultivated space bordering the walls of the Santa Giustina convent.

The Reconstruction of the Church under Doge Andrea Gritti

Demolished in the first half of the 16th century, the Church was rebuilt with great magnificence. Many patrician families chose it for burial, enriching it with art masterpieces and constructing artistic altars.

To the original small convent, consisting of a simple cloister next to the church, was added the grand 15th-century convent with three large cloisters: one major with arches and columns all around, one side facing the lagoon, and two smaller ones at the head of it, towards the Church.

This reconstruction began in 1534 when Doge Andrea Gritti, laying the first stone of the new San Francesco church, affirmed his intention to implement an urban development program for that area of Castello, where he also owned several houses.

The Nunziatura Palace

Doge Andrea Gritti owned the grandiose corner Renaissance building known as "della Nunziatura" because it was designated as the residence of papal nuncios, and work on reconstructing the church of San Francesco began. The construction followed designs by Jacopo Sansovino, who was commissioned to design the new building in 1534.

Curiosity: The Philosophical Influence of Francesco Giorgi

In 1525, the Minorite friar Francesco Giorgi published an work titled "Harmonia mundi totius," which sparked interest in Venetian cultural circles with some theories linked to the Hermetic-Cabalistic tradition of magic numbers in relation to a harmonic conception of creation. When Jacopo Sansovino was commissioned to design San Francesco della Vigna, Doge Andrea Gritti called upon Giorgi to review and, if necessary, modify the architect's model according to his philosophical theories, which found practical application in the church, as evidenced by the memorandum written by Giorgi in 1535, co-signed by Sansovino, Titian, and Serlio.

Structure and Variations of the New Building

In reality, the building as realized shows some variations from the original design, now only recognizable in the so-called "Spinelli medal." The dome, with its Tuscan octagonal plan, like the facade, was a fundamental element of Sansovino's spatial discourse; it was never built, and the roof was resolved with a hipped roof uniformly covering the nave and transept. This structure somewhat compromised with Giorgi's ideas, which advocated for a flat ceiling. The rather summary solutions in the second order also suggest Sansovino's lesser involvement, having to reluctantly accept the constraints imposed by Gritti.

Plan of the Church

In plan, the church is in the shape of a Latin cross, with a wide central nave flanked by five chapels on each side that reinterpret the function of side aisles in a new classical conception. The space of the aisles, once continuous and only broken by isolated pillars supporting arches, is now segmented by walls that reach the perimeter wall, creating individually enclosed spaces. The plan ends with a deep presbytery, perfectly rectangular, divided into two parts by a crossing altar behind which was the monks' choir. Only by reading the plan can one identify the two lateral corridors, used for services, between the outer wall and the one defining the width of the presbytery.

Lateral Entrances in the Transept

On the two end walls of the transept head are the lateral entrances: on the left, the private entrance for the convent, on the right, the public one leading to the square of the Confraternity, which was formed during the church's reconstruction over what was once garden space. This intervention fully exposed the right side of Sansovino's building and altered the urban composition of the area by introducing new functional and visual elements formed by the two subsequent squares, whose spatial continuity occurs between the church facade and the Nunziatura Palace. Even the canal now integrates into the system, albeit marginally. The colonnaded overpass connecting the Nunziatura Palace to the opposite building along the canal, further obscuring it, was only erected in the 19th century when the former residence of the papal nuncios was transferred to the Franciscan friars.

Completion of the Facade by Palladio

About thirty years after its start, the church was still without a facade. In 1562, Andrea Palladio was called to erect it; he had recently designed the San Pietro di Castello church, receiving unanimous approval from the city's cultural circles. Palladio took this commission as another opportunity to experiment with his theories pursuing an ideal of classicism, despite the constraints imposed by the existing Sansovino church. Palladio accentuated the height of the central body, concluding it with a triangular pediment supported by four Corinthian columns on a high base that also extended along the wings.

Details of Palladio's Facade

The design is of a single order, but the strongly protruding median entablature, which composes the horizontal line of the side naves, is repeated centrally above the portal. Due to its considerable height, the portal's arch is closed by a stone slab worked with concentric relief rays. The median axis, where the richest and most evident architectural motifs are concentrated, like the portal framed by two columns, the arched window, and the eagle relief in the pediment, develops towards the wings with flat surfaces divided into squares containing inscriptions and two niches with bronze statues by Tiziano Aspetti, providing an elegant chromatic contrast in the white marble.

The eagle in the center of the tympanum, with the inscription "Renovabitur," probably refers to what Saint Augustine wrote about the Psalm verse “renovabitur ut aquilae iuventus tua”. He recounts that the eagle breaks its overgrown beak against a stone to feed again, alluding to the sacrifice with which a Christian must break his corporeality, which prevents him from nourishing his soul, against the rock of Peter and his Church.

The Facade Seen from the Fondamenta di Santa Giustina

For those coming from the Fondamenta di Santa Giustina, the church facade appears partially obscured by the Nunzi Palace, which Palladio perhaps intended to demolish to achieve full appreciation of the sacred building, in line with the general methodology he applied in all his projects.

Remains and Restoration of the Monastery

The structure was partly altered around the mid-18th century. The monastery buildings, as seen, are positioned between the church and the lagoon, representing one of the most interesting examples of 14th-century Gothic architecture still existing and practically intact, thanks to recent restoration. There are three cloisters forming the complex, but while the first two, consecutive and attached to the church, are complete with porticos on all sides, the third, which is quite large, now has only the two inner sides built, so that the courtyard space opens up and expands towards the lagoon.

Porticos and Modern Structures

The porticos consist of a series of visible brick arches resting on slender stone columns topped by a simple capital with a low pulvinus. The flooring is made of an uninterrupted sequence of tombstones belonging to noble Venetian families and notable figures from various fields. Above the arches is the level of the dormitories, whose cell distribution system is evident from the continuous series of equidistant small windows. The beauty of the place is marred by the unsightly structures of two gasometers.

Napoleon's Arrival and the Suppression of the Convent

During the suppression of 1810, the convent became a naval barracks and then, under Austria, an artillery barracks. Many old and dilapidated rooms, unsuitable for barracks use, were demolished, and the columns on the north side of the large cloister were walled up.

Recent Restorations

The convent was repurchased in 1881. Between 1953 and 1956, extensive restoration work was carried out: the external loggia was demolished, all the walled-up columns in the two sides of the large cloister were uncovered, all walls corroded by salt were renewed, all blackened beams were frescoed, and minor superstructures were demolished.

In 1955, a new wing was constructed at the western end for use as a porter's lodge and Provincial Curia (moved in 2004 to the convent in Marghera). Since 1989, the San Francesco della Vigna convent has been the home of the Institute of Ecumenical Studies, originally founded in Verona, San Bernardino, in 1981.

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