Chiesa di San Stae, Venezia

Chiesa di San Stae, Venezia

San Stae (soprannome veneziano per San Eustachio) sul Canal Grande, è una chiesa settecentesca, riedificata con la facciata sul canale, anziché verso l'interno, su di un'antica chiesa del 966 dedicata a san Isaia.

Il rifacimento fu finanziato e voluto dal doge Alvise Mocenigo che qui venne sepolto sotto una anonima lapide affinché i posteri 'dimenticassero il suo nome e la sua vanità ivi deposti.'

 

Chiesa San Stae, interni

 

Secondo lo storico Boschini nella vecchia chiesa nel 1674 c'era ancora una "Flagellazione" di Giorgione, unica opera dell'artista presente nel panorama delle chiese veneziane. Se ne sono perse le tracce. 

 

Chiesa di San Stae, il crocifisso

 

Storia della Chiesa di San Stae

Le origini di questa chiesa dedicata a Sant Eustachio, abbreviato dai veneziani in "San Stae", sono ancora più incerte e controverse di quelle di altri edifici religiosi veneziani. La « Cronaca Savina » fa risalire la fondazione alla seconda metà del X secolo (966) ma nessuna conferma giunge da altre fonti storiche. I primi documenti di cui si ha notizia portano la data del 1127, ma è lecito supporre che la chiesa esistesse da parecchio tempo in quanto essa viene definita già come parrocchia. Altri documenti del XII secolo fanno tuttavia menzione di una non meglio identificata chiesa di Sant'Isaia, che alcuni ritengono essere la stessa Sant'Eustachio, altri una diversa fabbrica vicina alla prima. 

L'incendio del 1105 che, secondo quanto riferiscono, evidentemente esagerando, le cronache posteriori, dovrebbe aver distrutto o gravemente danneggiato interi quartieri, palazzi e chiese da un capo all'altro di Venezia, pare abbia risparmiato la chiesa di San Stae che non viene menzionata in alcun documento a questo proposito. Si potrebbe pensare dunque che in quegli anni la chiesa non esistesse.

Tra tutte queste notizie, tra loro contraddittorie, l'unica certa è quella a cui fa riferimento l'atto notarile stipulato nel 1127 da Bonifacio da Molin, nel quale si fa per la prima volta cenno alla parrocchia e alla chiesa di San Stae.

La Chiesa antica

Qualunque sia la data di fondazione, l'edificio che sorgeva in riva al Canal Grande nel XII secolo aveva le caratteristiche architettoniche dell'arte veneto-bizantina, caratteristiche che doveva mantenere, pur con alcune aggiunte e restauri posteriori, fino alla seconda metà del XVII secolo, Planimetricamente si presentava a cinque navate, con il tetto a capriate scoperte, il presbiterio e l'abside decorati da mosaici. La facciata prospettava sull'attuale salizzada di San Stae, mentre la zona absidale si affacciava direttamente sull'opposto rio della Rioda o Mocenigo. Rivolgeva quindi il fianco sinistro al Canal Grande davanti al quale si apriva un vasto spazio a campo.

L'orientamento

L'orientamento quindi di questa prima chiesa era completamente diverso da quello dell'edificio che la sostitui. Sul lato destro della facciata, tra questa e le prime case dell'isolato, si alzava la torre merlata del campanile che fu eretto nel XIII secolo e di cui rimane soltanto una scultura raffigurante un angelo, posta sopra il portale dell'attuale struttura.

Il coro

Ritornando alla chiesa, molto probabilmente in epoca gotica fu aggiunto un grande coro ligneo ricco di intagli e costituito da numerosi stalli, che occupava lo spazio della navata centrale davanti al presbiterio a somiglianza di altre chiese gotiche veneziane come i Frati e i Santi Giovanni e Paolo. Anche le strutture della chiesa subirono restauri o parziali trasformazioni che non modificarono sostanzialmente l'originaria conformazione.

Il portico

Sulla facciata fu eretto il tradizionale portico di cui abbiamo notzia indiretta dal decreto del Consiglio dei X del 23 dicembre 1479 con il quale se ne ordinava la demolizione a seguito delle azioni licenziose che al riparo di esso si commettevano. In effetti questi portici, così comuni nelle chiese del XIV e XV secolo, divennero presto luoghi di raduno, animati di giorno e di notte dalle più disparate categorie di persone, oltre che rivelarsi fonte di guadagno per la parrocchia, essendo invalsa la consuetudine presso le famiglie ricche di comperare o prendere in affitto settori di questi portici per erigervi la tomba di famiglia.

Trasformazioni del XVI secolo

Nuove trasformazioni interne furono eseguite alla fine del XVI secolo ma, per quanto si conosce, esse riguardarono soltanto la parte decorativa della fabbrica, a significare più un'esigenza estetica che una necessità strutturale. Fu rinnovato completamente l'altar maggiore; venne purtroppo demolito il bel coro ligneo e gli stalli reimpiegati lungo le pareti del presbiterio; le capriate del tetto furono nascoste da un soffitto piano che, secondo il gusto classico acquisito a Venezia già da tempo, mostrava grandi dipinti ad olio entro ricche cornici dorate e intagliate. Cosa che sappiamo avvenne, nello stesso periodo, in molti edifici veneziani come ad esempio nello splendido soffitto della Sala del Maggior Consiglio a Palazzo Ducale o nella Scuola di San Rocco

Gli oneri finanziari necessari per questi interventi come per altri precedenti o successivi, erano sostenuti sia dalle famiglie agiate della zona che dalle numerose Scuole ( Santissimo Sacramento, 1511; di Santa Caterina, XIV sec.; dell' Assunta, 1424; di Sant'Eustachio, 1507; quella dei Tiraoro e dei Battioro che ebbe sede nell'edificio che tutt'ora vediamo a fianco della Chiesa costruito nel 1711). Tutte queste scuole avevano una loro cappella o un altare all'interno della chiesa. 

La Chiesa attuale

Nella seconda metà del XVII secolo l'antica struttura duecentesca della chiesa presentava gravi indizi di deterioramento tanto da far pensare che non avrebbe retto ancora a lungo senza un radicale intervento restaurativo. Non presentando a quell'epoca alcun problema la conservazione di un monumento, pur così importante dal punto di vista storico, si scelse brutalmente di  abbattere la vecchia chiesa per far posto ad un nuovo edificio.

Il progetto

La nuova Chiesa di San Stae sorse rapidamente nel 1678 su progetto di Giovanni Grassi, architetto quasi sconosciuto di cui non ho trovato informazioni né altri lavori a Venezia.
Il progetto della nuova costruzione rivoluziona completamente la Chiesa a partire dal diverso orientamento che ad essa venne dato, con l'asse longitudinale ruotato di novanta gradi, perpendicolare al corso del Canal Grande e la facciata che oggi guarda il campo antistante ed il Canal Grande. 

L'interno

L'interno presenta nella concezione generale evidenti influssi palladiani. L'unica ampia navata rettangolare, coperta da soffitto a volta, è movimentata dalla profonda abside dell'altar maggiore e dalle sei cappelle laterali. Lo spazio lungo le pareti è scandito dalle robuste colonne poste su alti basamenti, che sostengono una trabeazione fortemente evidenziata.

Il vasto ambiente è molto luminoso per le grandi finestre semicircolari che si aprono lateralmente in corrispondenza di ogni cappella e del presbiterio

Il progettista della facciata

La fabbrica mancava ancora della facciata e all'interno degli altari, quando nel 1709, alla morte del doge Alvise II Mocenigo, un suo consistente legato in denaro permetteva la realizzazione delle opere mancanti.
Fu bandito un pubblico concorso al quale parteciparono parecchi architetti. I dodici progetti presentati vennero disegnati e pubblicati dal padre Coronelli nelle sue « Proposizioni diverse de' principali architetti per il progetto di Sant'Eustachio» (1710) e attribuiti dallo stesso, che risulta in questo caso la fonte più attendibile, a Gian Giacomo Gaspari, che si presentò con quattro diverse soluzioni, a N. Boschetti, Gio. Gratij, Domenico Rossi. Uno dei tre progetti che il Coronelli dà come anonimi può essere attribuito ad Andrea Tirali.

La scelta cadde sul progetto di Domenico Rossi che offriva una soluzione più classica legata alla tradizione palladiana, seppur arricchita da abbondanti decorazioni scultoree.
Anche il Tirali aveva offerto una facciata di tipo classicheggiante al contrario degli altri autori che avevano preferito rifarsi a movimentati modelli barocchi.

La nuova facciata

La nuova facciata era già terminata nel 1710; il Rossi nello stesso anno aveva progettato e costruito anche gli altari delle cappelle.

Il prospetto, che appare in piena evidenza dal Canal Grande, è ad un unico ordine con quattro alte colonne che sorreggono il timpano triangolare coronato da tre statue e con al centro un elaborato rosone marmoreo; negli interspazi laterali, oltre l'alta zoccolatura, statue in nicchia e riquadri a bassorilievo. Al centro domina il grande portale affiancato da due colonne in rilievo e sormontato da un timpano interrotto per lasciar il posto ad un complesso statuario che in altezza raggiunge la trabeazione.

La due strette e basse ali, leggermente arretrate, denunciano all'esterno l'esistenza delle cappelle laterali.

Il Canal Grande

Il tessuto edilizio della lunga e poco profonda insula di San Stae, compresa tra i rettilinei e paralleli rio della Rioda e salizzada di San Stae, si conclude in vista del Canal Grande con la chiesa, l'elemento più caratterizzante sia per architettura che per funzioni.
Ma mentre il primitivo edificio con l'orientamento della facciata verso la salizzada, sembrava partecipare della vita della parrocchia e ad essa rivolgersi, pur restandone ai margini geografici, al contrario la fabbrica settecentesca, volgendo le spalle al quartiere, perde i suoi attributi «pastorali» per assumere una diversa funzione e diventa essa stessa parte dell'affascinante sfilata di magnifici edifici che scorrono davanti agli increduli occhi di chiunque percorra oggi il Canal Grande.

Chiesa di San Stae, interni

Foto di Francesco Bianco di Portogruaro

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